riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
9
 2 - 8 Mar.

  2007
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita


Attualità POLITICA

Si scrive consulenza aziendale ma si legge burocrazia e costi aggiuntivi

Bisognerà vigilare affinché l’audit non diventi solo un onere per l’azienda

La chiamano consulenza aziendale, ma è pura burocrazia ed è una maniera come tante altre per far aumentare i costi a carico delle aziende agricole. Stiamo parlando del sistema di consulenza aziendale (audit), introdotto dall’Unione Europea con la riforma di medio termine della pac nel 2003, come strumento collegato con la condizionalità.
In pratica, si tratta di una forma particolare di assistenza tecnica indirizzata a favore degli agricoltori per aiutarli a conformarsi ai requisiti di gestione obbligatori e alle buone pratiche agronomiche e ambientali, il cui mancato rispetto comporta il taglio dei pagamenti comunitari e, nei casi più gravi, la perdita totale degli aiuti.
Il regolamento sullo sviluppo rurale (1698/2005) ha approfondito e fornito ulteriori dettagli sulle caratteristiche di questa nuova misura che è entrata a far parte del già ampio menu delle opzioni del secondo pilastro della pac. In particolare, sono stati due i livelli di attivazione della consulenza: uno minimo di base, finalizzato a una corretta applicazione a livello aziendale del rispetto dei requisiti ambientali, e l’altro più avanzato che va oltre la condizionalità e sconfina nel supporto alle decisioni e alle pratiche aziendali mirate alla competitività e all’innovazione.
Per il momento, l’agricoltore non è obbligato a servirsi della consulenza aziendale e il ricorso a tale servizio è volontario. A livello di Stati membri, però, occorre necessariamente implementare il sistema di consulenza: ed è quello che il nostro Paese ha fatto, imponendo alle Regioni di attivare il nuovo strumento a decorrere dal gennaio 2007.
Non è detto che con la diffusa rincorsa a trovare a ogni costo delle giustificazioni all’esistenza della pac e alle relative misure di sostegno dell’agricoltura, con i conseguenti costi sul bilancio dell’Ue, non si arrivi nel medio termine a trasformare in obbligatorio il ricorso delle aziende agricole alla consulenza aziendale.
In tal modo, gli agricoltori avrebbero un ennesimo interlocutore con il quale confrontarsi, distraendo l’attenzione dalle attività caratteristiche dell’imprenditore agricolo che, sempre di più, si stanno spostando dalla capacità tecnica, organizzativa e produttiva, a quella di tipo marketing oriented (rapporti con gli altri operatori economici, creazione del marchio, vendita diretta, ecc.).
Oltre ad essere una possibile fonte di scocciature, la consulenza aziendale ha un costo che rimane «sul groppo» dell’azienda. Infatti, il contributo che proviene dal Piano regionale di sviluppo rurale, ammesso che la domanda sia accolta favorevolmente, è parziale e temporaneo.
Ad un certo punto i finanziamenti pubblici non ci saranno più, ma la consulenza aziendale rimane e dovrà essere pagata con soldi aziendali.
Una dimostrazione robusta che il cosiddetto audit non è una misura amica dell’imprenditore agricolo è emersa nel corso di un convegno che si è tenuto nei mesi scorsi a Bruxelles, nell’ambito del quale un autorevole dirigente della Commissione agricoltura ha testualmente affermato che la condizionalità è una «misura decorativa» dell’attuale pac. Ne discende che il sistema della consulenza aziendale è ancora meno, essendo un’appendice della condizionalità.
Purtroppo, però, i giochi sono fatti e ora si deve parlare della concreta applicazione dell’audit a livello regionale. Spetta a queste istituzioni, infatti, gestire la misura nell’ambito dei relativi piani di sviluppo rurale; fissare le regole di funzionamento, fermo restando i principi basilari previsti dalla normativa comunitaria; emanare i bandi per selezionare gli organismi di consulenza che sono abilitati a erogare i relativi servizi agli agricoltori, nonché raccogliere le domande di questi ultimi e provvedere ai pagamenti.



Le Regioni credono a questo nuovo approccio sancito dall’Unione Europea; l’hanno dimostrato nei loro programmi regionali di sviluppo rurale per il settennio 2007-2013. Alla consulenza aziendale sono state destinate risorse importanti. Abbiamo preso in considerazione tre Regioni (Campania, Emilia-Romagna e Piemonte) le quali dedicano da 12 a 20 milioni di euro per i sette anni di programmazione, con una incidenza sulla spesa pubblica complessiva che oscilla da un massimo del 2,2% del Piemonte a un minimo dell’1,2% dell’Emilia-Romagna.
Soldi che fanno gola a molti e soprattutto agli organismi che saranno autorizzati a effettuare le attività di consulenza, i quali intravedono un ricco business, data la numerosità delle aziende agricole italiane.
Per tale motivo è partita la corsa all’accreditamento delle società di consulenza, le quali però farebbero bene a non considerare gli agricoltori come delle «vacche da mungere» e prepararsi a svolgere con la massima professionalità le funzioni previste. A tal riguardo è fondamentale il ruolo delle Regioni, che hanno il difficile compito di fissare le regole del gioco e stabilire precisi paletti finalizzati a evitare comportamenti puramente opportunistici.
Come abbiamo ricordato, il sistema di consulenza aziendale nasce male. Le possibilità che si risolva in una cosa utile per l’impresa agricola sono a oggi limitate. Almeno si faccia in modo che non diventi una inquietante presa in giro.
 

Sommario rivista A. Red.


la ricerca

trova 

© 2024 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati