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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
9
 23 Feb.-2 Mar.

  2006
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Attualità POLITICA

Entrano i polli, esce il condono

Cambia il decreto sugli interventi urgenti in agricoltura

Nel provvedimento sono state inserite le misure a favore del settore avicolo, accettate da Bruxelles, ma è stata sospesa la norma sul condono previdenziale, tanto attesa da tutto il mondo agricolo  

Nella serata di mercoledì 22 febbraio l’Aula della Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto 10 gennaio 2006, n. 2, recante «Interventi urgenti per i settori dell’agricoltura, dell’agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità di impresa».
Essendo stato modificato, il provvedimento torna ora all’esame del Senato.
Rispetto al testo approvato da Palazzo Madama, sono stati inseriti i provvedimenti riguardanti la crisi del settore avicolo, ma c’è stata anche una novità di non poco conto per quanto riguarda la previdenza agricola: è stato infatti inserito e approvato un emendamento del relatore Filippo Misuraca (FI) che modifica le norme sulla base delle indicazioni della Commissione europea sul condono agricolo, introducendo una norma che affida a un successivo decreto la verifica della consistenza finanziaria del condono da parte di Eurostat.
Nella valutazione della Commissione europea sulle misure adottate dall’Italia per correggere il disavanzo eccessivo, si legge infatti che «una sanatoria dei contributi sociali del settore agricolo non pagati attualmente in discussione al Parlamento italiano, se eventualmente approvata e soggetta a verifica statistica, potrebbe produrre una limitata revisione al rialzo del deficit e/o del debito».
A Eurostat toccherà il compito di quantificare la portata finanziaria dei crediti già cartolarizzati (la maggioranza) prima di avviare il condono. È confermato invece il testo del Senato relativo alla riforma della previdenza che prevede la diminuzione dei contributi che i datori di lavoro versano all’Inps. Su questo emendamento si è registrata la posizione favorevole della Commissione bilancio.
Ricordiamo che il decreto doveva andare alla Camera già alcuni giorni prima e il rinvio dell’esame del provvedimento aveva provocato la dura reazione del ministro Gianni Alemanno, che aveva dichiarato di essere «fuori dai gangheri» e che il decreto era «assolutamente coperto, uno dei più coperti della storia».
Gli interventi per l’avicoltura
Per quanto riguarda le misure di sostegno per la crisi determinata dall’influenza aviare è stato inserito e approvato un emendamento del Governo che prevede:
- la sospensione dei versamenti fiscali e previdenziali per allevatori, macellatori e commercianti all’ingrosso del settore dal 1° gennaio al 31 ottobre 2006;
- la creazione di un fondo per l’emergenza avicola di 100 milioni, che sarà utilizzato per fare fronte ai danni economici e occupazionali subiti dalle imprese e per incentivare eventuali progetti di riconversione. Per rendere operative queste due misure è prevista l’emanazione di due decreti attuativi non regolamentari.
Il decreto contiene anche norme su: differimento termine pagamento multe quote latte al 31 luglio 2006; interventi nel settore agroenergetico; contributo alla Fao; disposizioni per le imprese siciliane colpite dal sisma del 1990; vendita al dettaglio; lotta alla contraffazione; identificazione e registrazione animali e tracciabilità prodotti; fondo assistenza famiglie pescatori; regime speciale Iva per imprese pesca; distretti della pesca; misure per la blue tongue.
Sempre nella serata di mercoledì, in un incontro al Ministero del lavoro, presente il ministro Roberto Maroni, è stato sottoscritto da Regioni, sindacati e imprese, un accordo sulla cassa integrazione in deroga per i lavoratori del settore agricolo.
Per la copertura del provvedimento saranno usati 100 milioni di euro, dei 480 che la Finanziaria 2006 ha previsto per sostenere i settori in crisi (comma 410).
Le Regioni avranno un ruolo nel rendere operativo il provvedimento, ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, che ha preso parte all’incontro.

Semaforo verde dell'Ue

Bruxelles. Via libera di Bruxelles al piano italiano di aiuti al settore avicolo, ma riserva assoluta sulla possibilità di integrarlo con fondi comunitari; uniche consolazioni: un aumento da 30 a 36 euro/q per le restituzioni sul pollame esportato nei Paesi terzi, e la presa di posizione dell’Europarlamento sulla generalizzazione della tracciabilità delle carni di pollo.
Alla sessione ministeriale del 20 febbraio Italia, Grecia e Francia hanno premuto sul commissario Mariann Fischer Boel per una partecipazione comunitaria agli impegni finanziari per compensare gli effetti dell’influenza aviare; una «non epidemia», si osserva in margine alle dichiarazioni ufficiali, che almeno finora non ha colpito alcun allevamento, né tanto meno alcun allevatore, limitandosi a qualche decina di casi di uccelli migratori contaminati in alcuni Paesi: una minaccia tenuta sotto stretto controllo, con la Germania, ad esempio, che ha dispiegato l’esercito nelle isole del Baltico per controlli capillari.
Tutto ciò ha però provocato cali della domanda fino al 70% in Italia (anche se le ultime stime Ismea sono al 55%), del 40% Grecia e del 15-20% in Francia, il maggiore produttore comunitario. In queste condizioni, secondo la Commissione, un’azione comunitaria diretta non si giustifica, anche perché non esistono stanziamenti di bilancio specifici, che dovrebbero perciò essere distratti da altre voci.
Le opinioni divergono molto, d’altra parte, sull’opportunità di una vaccinazione di massa innanzitutto perchè la pratica potrebbe mascherare una contaminazione generalizzata, poi perché è costosa, non totalmente affidabile e difficile da applicare per ragioni logistiche, dato che occorrono due vaccinazioni a due settimane di intervallo.
La Francia, che con l’Olanda (duramente toccata dalla precedente epidemia, che ha fatto macellare 23 milioni di capi) è molto favorevole alla misura, pensa addirittura a «polli sentinella» da non vaccinare a differenza della maggioranza degli altri, per poter così accertare l’assenza del virus.
Il coordinamento delle politiche veterinarie in questa occasione è fallito, per la reticenza di parecchi Paesi ad avviare misure dalla dubbia efficacia. Comunque dell’argomento si riparlerà il 25 febbraio a Vienna in una sessione informale dei ministri europei della salute, mentre i funzionari responsabili delle politiche veterinarie si riuniranno a Bruxelles il 9 e 10 marzo.
Intanto la Commissione europea si è detta pronta a «esaminare le misure per compensare gli allevatori non colpiti direttamente dall’infezione, ma che hanno subito perdite per il calo delle loro vendite», ma solo sotto forma di proposte da sottoporre agli esperti; in pratica, si vuole avviare un’indagine per accertare che gli aiuti nazionali non distorcano la concorrenza.
 

 

Sommario rivista Letizia Martirano


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