POLITICA |
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Entrano i polli, esce il condono |
Cambia il decreto sugli interventi urgenti in agricoltura
Nel provvedimento sono state inserite le misure a favore del settore
avicolo, accettate da Bruxelles, ma è stata sospesa la norma sul condono
previdenziale, tanto attesa da tutto il mondo agricolo
Nella
serata di mercoledì 22 febbraio l’Aula della Camera ha approvato il disegno
di legge di conversione del decreto 10 gennaio 2006, n. 2, recante
«Interventi urgenti per i settori dell’agricoltura, dell’agroindustria,
della pesca, nonché in materia di fiscalità di impresa».
Essendo stato modificato, il provvedimento torna ora all’esame del Senato.
Rispetto al testo approvato da Palazzo Madama, sono stati inseriti i
provvedimenti riguardanti la crisi del settore avicolo, ma c’è stata anche
una novità di non poco conto per quanto riguarda la previdenza agricola: è
stato infatti inserito e approvato un emendamento del relatore Filippo
Misuraca (FI) che modifica le norme sulla base delle indicazioni della
Commissione europea sul condono agricolo, introducendo una norma che affida
a un successivo decreto la verifica della consistenza finanziaria del
condono da parte di Eurostat.
Nella valutazione della Commissione europea sulle misure adottate
dall’Italia per correggere il disavanzo eccessivo, si legge infatti che «una
sanatoria dei contributi sociali del settore agricolo non pagati attualmente
in discussione al Parlamento italiano, se eventualmente approvata e soggetta
a verifica statistica, potrebbe produrre una limitata revisione al rialzo
del deficit e/o del debito».
A Eurostat toccherà il compito di quantificare la portata finanziaria dei
crediti già cartolarizzati (la maggioranza) prima di avviare il condono. È
confermato invece il testo del Senato relativo alla riforma della previdenza
che prevede la diminuzione dei contributi che i datori di lavoro versano
all’Inps. Su questo emendamento si è registrata la posizione favorevole
della Commissione bilancio.
Ricordiamo che il decreto doveva andare alla Camera già alcuni giorni prima
e il rinvio dell’esame del provvedimento aveva provocato la dura reazione
del ministro Gianni Alemanno, che aveva dichiarato di essere «fuori dai
gangheri» e che il decreto era «assolutamente coperto, uno dei più coperti
della storia».
Gli interventi per l’avicoltura
Per quanto riguarda le misure di sostegno per la crisi determinata
dall’influenza aviare è stato inserito e approvato un emendamento del
Governo che prevede:
- la sospensione dei versamenti fiscali e previdenziali per allevatori,
macellatori e commercianti all’ingrosso del settore dal 1° gennaio al 31
ottobre 2006;
- la creazione di un fondo per l’emergenza avicola di 100 milioni, che sarà
utilizzato per fare fronte ai danni economici e occupazionali subiti dalle
imprese e per incentivare eventuali progetti di riconversione. Per rendere
operative queste due misure è prevista l’emanazione di due decreti attuativi
non regolamentari.
Il decreto contiene anche norme su: differimento termine pagamento multe
quote latte al 31 luglio 2006; interventi nel settore agroenergetico;
contributo alla Fao; disposizioni per le imprese siciliane colpite dal sisma
del 1990; vendita al dettaglio; lotta alla contraffazione; identificazione e
registrazione animali e tracciabilità prodotti; fondo assistenza famiglie
pescatori; regime speciale Iva per imprese pesca; distretti della pesca;
misure per la blue tongue.
Sempre nella serata di mercoledì, in un incontro al Ministero del lavoro,
presente il ministro Roberto Maroni, è stato sottoscritto da Regioni,
sindacati e imprese, un accordo sulla cassa integrazione in deroga per i
lavoratori del settore agricolo.
Per la copertura del provvedimento saranno usati 100 milioni di euro, dei
480 che la Finanziaria 2006 ha previsto per sostenere i settori in crisi
(comma 410).
Le Regioni avranno un ruolo nel rendere operativo il provvedimento, ha detto
il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, che ha preso
parte all’incontro.
Semaforo verde dell'Ue |
Bruxelles. Via libera di Bruxelles al piano italiano
di aiuti al settore avicolo, ma riserva assoluta sulla possibilità
di integrarlo con fondi comunitari; uniche consolazioni: un aumento
da 30 a 36 euro/q per le restituzioni sul pollame esportato nei
Paesi terzi, e la presa di posizione dell’Europarlamento sulla
generalizzazione della tracciabilità delle carni di pollo.
Alla sessione ministeriale del 20 febbraio Italia, Grecia e Francia
hanno premuto sul commissario Mariann Fischer Boel per una
partecipazione comunitaria agli impegni finanziari per compensare
gli effetti dell’influenza aviare; una «non epidemia», si osserva in
margine alle dichiarazioni ufficiali, che almeno finora non ha
colpito alcun allevamento, né tanto meno alcun allevatore,
limitandosi a qualche decina di casi di uccelli migratori
contaminati in alcuni Paesi: una minaccia tenuta sotto stretto
controllo, con la Germania, ad esempio, che ha dispiegato l’esercito
nelle isole del Baltico per controlli capillari.
Tutto ciò ha però provocato cali della domanda fino al 70% in Italia
(anche se le ultime stime Ismea sono al 55%), del 40% Grecia e del
15-20% in Francia, il maggiore produttore comunitario. In queste
condizioni, secondo la Commissione, un’azione comunitaria diretta
non si giustifica, anche perché non esistono stanziamenti di
bilancio specifici, che dovrebbero perciò essere distratti da altre
voci.
Le opinioni divergono molto, d’altra parte, sull’opportunità di una
vaccinazione di massa innanzitutto perchè la pratica potrebbe
mascherare una contaminazione generalizzata, poi perché è costosa,
non totalmente affidabile e difficile da applicare per ragioni
logistiche, dato che occorrono due vaccinazioni a due settimane di
intervallo.
La Francia, che con l’Olanda (duramente toccata dalla precedente
epidemia, che ha fatto macellare 23 milioni di capi) è molto
favorevole alla misura, pensa addirittura a «polli sentinella» da
non vaccinare a differenza della maggioranza degli altri, per poter
così accertare l’assenza del virus.
Il coordinamento delle politiche veterinarie in questa occasione è
fallito, per la reticenza di parecchi Paesi ad avviare misure dalla
dubbia efficacia. Comunque dell’argomento si riparlerà il 25
febbraio a Vienna in una sessione informale dei ministri europei
della salute, mentre i funzionari responsabili delle politiche
veterinarie si riuniranno a Bruxelles il 9 e 10 marzo.
Intanto la Commissione europea si è detta pronta a «esaminare le
misure per compensare gli allevatori non colpiti direttamente
dall’infezione, ma che hanno subito perdite per il calo delle loro
vendite», ma solo sotto forma di proposte da sottoporre agli
esperti; in pratica, si vuole avviare un’indagine per accertare che
gli aiuti nazionali non distorcano la concorrenza.
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