POLITICA |
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Campagna pomodoro ancora in alto mare |
Da definire quantitativi e prezzi per il 2006
Il settore deve impostare una strategia di programmazione produttiva per
governare meglio il mercato e il processo di riforma dell’ocm
Mentre scrivo queste brevi note, la campagna del pomodoro da industria 2006
è ancora tutta da definire.
I reiterati ritardi nella predisposizione degli elenchi delle organizzazioni
di produttori (op) e dei trasformatori ammessi al regime del pomodoro
trasformato hanno portato allo slittamento (dal 15 al 28 febbraio), per
l’ennesimo anno, del termine ultimo per la stipula dei contratti previsto, a
norma di regolamento, non prima di un mese dalla pubblicazione di tali
elenchi.
Chiaramente la proroga danneggia gravemente la parte agricola in sede di
contrattazione, portando la scadenza della stessa oltre il momento della
programmazione degli impianti e della prenotazione delle piantine.
Intanto procedono gli abboccamenti tra op e trasformatori per la definizione
dei quantitativi, delle griglie e dei prezzi per la campagna entrante.
Un primo risultato intanto è stato raggiunto dall’Organismo
interprofessionale ortofrutticolo che il 21 febbraio scorso ha firmato
un’intesa di filiera (vedi riquadro) valida su tutto il territorio
nazionale. È un primo segnale positivo che non stempera però le tensioni
attuali. Ricordo comunque che erano anni che non veniva raggiunto un accordo
tra produttori e industria valido al Centro-nord ma anche al Sud Italia.
Va registrato inoltre un primo incontro a livello ministeriale sulle
prospettive del regime del pomodoro da industria nell’ambito della riforma
dell’ocm ortofrutta (vedi articolo a pag. 12).
Al momento i segnali non sembrano positivi e alla parte agricola, oltre a
una ulteriore riduzione dei quantitativi, viene richiesto un notevole
sacrificio anche sui prezzi.
L’auspicio è che prevalga il buon senso.
Buon senso di capire che non basta parlare astrattamente di filiera o
vagheggiare con timore scenari che prevedano il disaccoppiamento degli
aiuti.
Se la parte industriale crede veramente in quello che dice, questo è il
momento di provarlo.
Filiera e disaccoppiamento
L’azione più efficace contro il disaccoppiamento è dimostrare con i fatti di
credere in una logica di partnership, di credere in una strategia fatta di
programmazione, di accordi, di qualità, di filiera. Altrimenti è inutile poi
lamentarsi, protestare, ricorrere, come è già successo in altri settori.
Se la campagna del pomodoro 2006 non darà un netto segnale di inversione di
tendenza, non solo sarà molto difficile trovare nelle campagne qualcuno che
non chieda il disaccoppiamento anche per il pomodoro, ma probabilmente
diventerà difficile anche trovare chi lo voglia ancora coltivare.
Nei convegni, nelle assemblee, nelle fiere, si sente pressante, imminente la
riforma dell’ocm, come se dovesse partire da domani e non, come tutto lascia
pensare, dal 2008.
Tutto spinge verso il disaccoppiamento: i precedenti delle riforme delle
altre organizzazioni comuni di mercato, la Wto (la trattativa sul commercio
mondiale) e il sostegno al pomodoro collocato nella cosiddetta «scatola
gialla», quella degli aiuti considerati parzialmente distorsivi.
Infine, ma non per ultima, l’esasperazione delle imprese agricole, fiaccate
da due campagne difficili.
La parte industriale ha la forte responsabilità di dare i segnali giusti,
utili affinché il processo di riforma possa essere governato dal nostro
Paese, leader nell’Unione Europea in questo settore, senza che i rapporti
vengano avvelenati da una conflittualità deleteria, come già avvenuto – lo
ricordo ancora – in altri settori.
Un prezzo adeguato concordato tra le parti, la programmazione tesa a
valorizzare il pomodoro italiano, tondo e allungato, una azione di concerto
per l’inserimento nella prossima riforma di una norma di etichettatura
obbligatoria a livello comunitario per i derivati del pomodoro, come
richiesto anche dal Parlamento europeo, il rispetto dei contratti con una
adeguata regolamentazione delle consegne sono gli elementi necessari a
dimostrare che la filiera italiana del pomodoro è cresciuta ed è pronta ad
affrontare compatta le prossime sfide senza aver paura delle riforme.
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