Intervista al ministro Paolo De Castro
Modalità del disaccoppiamento e fondi per le op sono alcuni dei punti più
controversi. Per riuscirea modificarli bisogna fare fronte comune
all’interno e con gli altri Paesi mediterranei
Stiamo lavorando per elaborare una posizione comune di tutta la filiera
ortofrutticola italiana». Ha esordito così il ministro delle politiche
agricole Paolo De Castro, che abbiamo raggiunto mentre era in partenza per
Berlino, destinazione Fruit Logistica.
Arrivare divisi alla meta è stato molto spesso il limite maggiore
dell’Italia nei negoziati in sede europea, una pecca che a volte ha impedito
di raggiungere risultati migliori per il nostro Paese. De Castro vuole
evitare tutto questo e, non appena è stata resa nota la bozza della nuova
ocm messa a punto dalla Commissione, ha cominciato a incontrare tutti i
protagonisti del settore, partendo dalla cooperazione, il 1° febbraio, e dai
sindacati dei lavoratori agricoli il 7.
Proprio da questi ultimi, secondo il ministro, sono arrivate le critiche
maggiori al progetto di riforma, in particolare al disaccoppiamento totale:
«Il loro timore – dice De Castro – è che succeda come con la bietola, dove i
lavoratori degli zuccherifici sono stati i più penalizzati».
Ma torniamo alla posizione italiana e alla strategia del ministro: «Una
volta sentite tutte le parti interessate, a marzo convocherò il Tavolo
agroalimentare dal quale dovrà uscire la lista delle priorità negoziali
italiane. Una posizione condivisa per parlare a Bruxelles con una voce
sola».
Il modello, d’altra parte, è quello seguito dallo stesso De Castro nella sua
precedente esperienza a capo del Ministero di via XX Settembre, durante i
governi D’Alema, quando si trovò a gestire l’avvicinamento ad Agenda 2000.
L’altro aspetto strategico per ottenere i migliori risultati possibili al
tavolo negoziale è quello delle alleanze con altri Paesi. «Se nell’Europa a
15 trovare una posizione condivisa con altri partner era auspicabile,
nell’Unione a 27 diventa obbligatorio. Da soli non si va da nessuna parte»,
dice il ministro.
Anche qui i risultati ottenuti in passato nel settore lattiero-caseario,
quando, grazie a un efficace gioco di alleanze, si riuscì a ottenere un
aumento della quota italiana, devono essere di esempio. È chiaro che i
possibili alleati dell’Italia in questo frangente sono gli altri Paesi
mediterranei, dalla Spagna alla Francia, alla Grecia, che in tema di
ortofrutta si trovano ad affrontare problemi simili, se non uguali ai
nostri.
«Siamo già al lavoro per definire i contorni di una posizione comune
mediterranea», sottolinea il ministro; «un blocco di Paesi che, peraltro, ha
già ottenuto un risultato importante: è stato infatti grazie alla “tenuta
mediterranea” che il budget totale destinato al settore ortofrutticolo non
ha subito tagli».
Molte voci si sono levate per lamentarsi di un mancato aumento dei fondi a
disposizione, ma, secondo De Castro, «con l’aria che tira è già un successo
partire da una proposta non penalizzante».
Le spine da smussare
Entrando nel merito della proposta elaborata dalla Commissione, il primo
problema da affrontare sarà sicuramente quello del disaccoppiamento: «Le
posizioni in merito sono articolate – dice il ministro – ma deve essere
chiaro a tutti che l’obiettivo finale che l’Europa si propone di raggiungere
è quello del disaccoppiamento totale entro il 2013. Quello che si può
ottenere è di arrivarci con gradualità, in modo da concedere il tempo
necessario al settore per attrezzarsi e adeguarsi».
Un’altra questione che bisognerà affrontare è quella delle organizzazioni
dei produttori. Come si sa, è rimasto invariato, al 4,1%, il tetto della
contribuzione comunitaria ai fondi di esercizio delle op. Già questo va
contro le richieste di tutto il mondo ortofrutticolo italiano, e non solo,
«ma se alle op affidiamo anche il compito di gestire le crisi di mercato,
come prevede la nuova ocm rileva il ministro – a maggior ragione occorre
fornire loro le risorse necessarie».
Ma quali sono i tempi prevedibili per giungere all’approvazione definitiva
della nuova organizzazione comune di mercato?
Secondo De Castro «entro giugno dovremmo farcela, perché è ferma intenzione
della Commissione non sovrapporre la discussione sull’ortofrutta con l’altro
argomento “forte” sul tappeto, cioè il vino. Sotto la presidenza tedesca si
dovrebbe quindi chiudere il capitolo frutta per poi passare, sotto la
presidenza portoghese, al vino». Insomma, non c’è molto tempo prima di
arrivare al dunque.
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