POLITICA |
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Finalmente sbloccata la vertenza bietole |
L’intesa tra associazioni bieticole e società saccarifere definisce i
pagamenti per la campagna 2005 e fissa i termini generali per le prossime
semine: a disposizione una quota zucchero di circa 6 milioni di quintali
Dopo alcuni mesi si sono finalmente sbloccate le trattative tra
Associazioni bieticole e Società saccarifere per la definizione dei rapporti
economico- contrattuali delle campagne 2005 e 2006.
Nella nottata tra l’8 e il 9 febbraio le parti hanno infatti stipulato ciò
che, nella terminologia giuridica attuale, viene chiamato con il termine di
contratto quadro.
L’intesa raggiunta ha fissato più che altro le linee guida necessarie a
sciogliere i nodi esistenti, riservandosi in un secondo tempo la stesura
completa del contratto, che presenta tra l’altro numerose complessità
tecniche, derivanti sia dalla materia in sé sia dalle innovazioni introdotte
dal nuovo regime zucchero, che attendono tuttora di essere tradotte in un
regolamento vero e proprio.
Una trattativa travagliata
Il percorso negoziale è stato particolarmente sofferto nella sua parte
finale.
Fin dalla riunione del 26 gennaio le parti avevano trovato una sostanziale
intesa e avevano deciso di rivedersi sabato 28 per completare il quadro.
L’intesa si basava sulla soluzione da darsi per la gestione delle eccedenze
realizzate nel 2005, in parte da esportare e in parte da riportare. Il
risultato a grandi linee avrebbe realizzato un prezzo bietole 2005 di 41,5
euro/t, largamente atteso come punto di caduta dai produttori.
Contemporaneamente consentiva di non riportare troppo al 2006, al fine di
lasciare una quota producibile di circa 6 milioni di quintali di zucchero
(su una quota totale di 7,8 milioni di quintali, dimezzata volontariamente
per fare scattare gli aiuti comunitari in tal caso previsti dal nuovo regime
zucchero), con un apparato produttivo di 6 zuccherifici, destinato a
costituire l’assetto industriale anche per il futuro.
Ma il 28 gennaio questa impostazione veniva tenuta in sospeso dal rilancio
di una richiesta di maggior esportazione, accolta da tutte le associazioni
bieticole, volta a ridurre parallelamente il riporto e lasciare così più
spazio alla produzione 2006. Tale ipotesi veniva però scartata
dall’industria saccarifera per precisi limiti sia economici sia logistici.
Al tavolo di filiera del 6 febbraio il ministro Gianni Alemanno, dopo avere
inutilmente proposto lo slittamento di un anno del taglio della quota
nazionale, dava le coordinate generali per la parte finale della
ristrutturazione-riconversione del settore e, in questo ambito, convocava le
associazioni bieticole, affiancate dalle organizzazioni agricole, e le
società saccarifere per l’8 febbraio, per dare corpo alle intese
interprofessionali.
Anche in quest’ultima occasione, però, vi è stato qualche colpo di scena:
nel momento in cui le associazioni bieticole e le società saccarifere
presentavano ai dirigenti del Mipaf i contenuti delle intese precedentemente
raggiunte al fine di avviare la fase finale di concertazione con il Mipaf
stesso, la Coldiretti sollevava un’ennesima volta la richiesta all’industria
di esportare di più e riportare di meno, al fine di lasciare più spazio alla
produzione 2006 e dare una prospettiva di apertura di un settimo
stabilimento, rispetto ai 6 previsti dalle intese.
Al sollecito, al quale si associavano naturalmente anche le altre
rappresentanze agricole, l’industria replicava tuttavia ribadendo la
sostanziale impossibilità di aumentare le esportazioni rispetto ai tetti
previsti.
A notte inoltrata si giungeva infine all’epilogo del braccio di ferro e le
parti siglavano le raggiunte intese di fronte ai dirigenti del Mipaf, con l’Abi
(Associazione bieticola italiana) che, in assonanza con la linea Coldiretti
proiettata ad azzerare il ruolo del Fondo bieticolo, avanzava una riserva
peraltro sciolta il giorno successivo.
In definitiva, la soluzione adottata era quella già di fatto acquisita il 26
gennaio, ma le verifiche a cui è stata sottoposta a più riprese hanno
dilatato i tempi della sua formalizzazione.
Sul capitolo del negoziato interprofessionale sembra così essere calato
definitivamente il sipario. Si passerà ora alla fase di dettaglio delle
procedure e, soprattutto, al pagamento del prodotto 2005 e all’impostazione
della campagna 2006.
I contenuti dell’intesa
Ma veniamo ai contenuti delle intese, riportati in sintesi nel
riquadro.
Circa il saldo delle bietole 2005, è stato definito il prezzo al
coltivatore, pari per il Centro-nord a 41,5 euro/t di bietole a 16 gradi (vi
è qualche differenza di decimali tra le società), e a 48,84 euro/t al Sud. I
tempi di pagamento di tale prezzo sono quelli del 21 febbraio, quando le
fabbriche del Centro-nord liquideranno un ulteriore acconto fino all’88% del
prezzo (più il premio terra), mentre quelle del Sud corrisponderanno per
intero il saldo restante, compresi gli aiuti (anticipati dal Fondo bieticolo).
Il saldo del residuo 12% del Centro-nord verrà liquidato il 15 giugno, con
possibilità di anticipare o posticipare la data al massimo di tre mesi:
alcune società si sono già impegnate ad avvalersi di tale facoltà in termini
favorevoli ai bieticoltori.
Su tutti i pagamenti verranno riconosciuti interessi per il ritardato
pagamento, calcolati al tasso del 3,5% a partire dal 30-11-2005 (Sud) e dal
31-12-2005 (Centro-nord).
Da rilevare come la forte diminuzione del prezzo rispetto al 2004 nasca non
solo dal fatto che quest’anno è mancata la regionalizzazione (3,04 euro) e
che l’incidenza degli oneri Feoga sarà maggiore (sono stati stimati al 36%),
ma anche per via della riduzione del prezzo del prossimo anno, che
devalorizza il forte riporto provocato sia dalle ottime rese della annata
sia dal taglio di quota 2005 deciso a Bruxelles lo scorso giugno.
Quanto alle bietole lasciate in campo a causa della chiusura delle
fabbriche, esse potranno godere di un indennizzo, fermo restando il diritto
delle aziende di ricorrere alle vie legali: l’indennizzo, in larga misura a
carattere solidaristico perché a carico del Fondo bieticolo (ma anche le
società saccarifere parteciperanno), sarà pari a 1.700 euro e a 1.500
euro/ha, a seconda che le bietole siano state estirpate o meno, cifre che
verranno dimezzate nel caso di prodotto superante l’assegnato.
Per il 2006, è stato ipotizzato un prezzo indicativo di 38 euro/t di bietole
a 16 gradi, costruito sulla base del prezzo industriale (32,86 euro)
a cui andrebbero ad aggiungersi gli aiuti disaccoppiati convertiti in
accoppiati ai sensi dell’articolo 69 del regolamento 1780/01, e gli aiuti
accoppiati attivabili in caso di dimezzamento del contingente nazionale, che
nel nostro caso sarebbero pari a 3,3 euro circa (quelli di fonte
comunitaria) e, per la parte ancora occorrente, di fonte nazionale.
Su quest’ultimo aspetto le parti hanno espresso, su invito del ministro, la
loro opinione su come suddividere tra loro l’aiuto nazionale (pari a 11
euro/t di bietole): 4 alla parte agricola e 7 a quella industriale.
Le decisioni economiche per il 2005 e il 2006 (ma molti altri aspetti non
sono stati citati per brevità espositiva) sono tra loro intrecciate, per cui
anche una sola modifica può ingenerare contraccolpi e rendere necessarie
revisioni ampie.
Esse si basano su una politica delle produzioni che ha sistemato le
eccedenze di zucchero 2005 (3,78 milioni di quintali) in parte esportandole
(1,56 milioni di quintali circa) e in parte riportandole (2,22 milioni di
cui 1,78 riassorbiti nel 2006 e 0,44 nel 2007).
Le prospettive per il 2006
Questa politica nella gestione delle eccedenze 2005, unitamente alla
decisione di abbandonare il 50% del contingente nazionale al fine di
attivare gli aiuti in tal caso autorizzati dalla Ue (indispensabili per
assicurare l’equilibrio economico del sistema e dargli sostenibilità di
prospettiva), consentirà di utilizzare 6 milioni di quintali di zucchero,
come quota producibile nel 2006.
La definizione degli spazi producibili nel 2006, insieme alla decisione
delle imprese saccarifere circa le fabbriche da tenere aperte, consente ora
di passare all’organizzazione della prossima campagna e alla raccolta dei
contratti di coltivazione. Le assegnazioni dovranno tuttavia sottostare a
rigidi criteri restrittivi in nome della qualità e della competitività. Si
tratterà di una fase difficile e ricca di tensioni, che si andranno ad
aggiungere a quelle generate nei singoli comprensori a causa delle chiusura
degli zuccherifici.
Su quest’ultimo aspetto (in quali comprensori raccogliere i contratti)
rimane in piedi però il problema del settimo stabilimento, cioè della
richiesta di parte agricola di tenere aperta una fabbrica in più rispetto
alle sei previste; richiesta che l’industria ha fino a oggi scartato e che
viene indirizzata soprattutto a Italia Zuccheri la quale ha replicato
affermando che tenere aperta una fabbrica in più (sono in ballottaggio Casei
Gerola, a Pavia, largamente favorita, e Finale Emilia, a Modena, più
gettonata dalle bieticolture emiliane e venete) non è sostenibile a causa
dei risvolti inaccettabili per il bilancio 2006. Per essere adottata,
sostengono i vertici di Italia Zuccheri, una tale decisione avrebbe bisogno
di misure speciali che consentissero un riequilibrio economico dei costi:
sarà in grado l’autorità pubblica di dare garanzie certe su questo tema, nei
tempi ormai strettissimi che ci separano dalle semine?.
I punti principali dell'accordo |
- Per il Centro-nord entro il 21 febbraio l’industria pagherà ai
bieticoltori un ulteriore acconto per arrivare all’88%; il saldo
sarà versato entro il 15 giugno maggiorato degli interessi calcolati
dal 31 dicembre 2005.
- Per il Sud il saldo avverrà in una unica rata entro il 21
febbraio, maggiorata degli interessi calcolati dal 30 novembre.
- Per le bietole 2005 non consegnate verrà riconosciuto un
indennizzo di 1.500 euro/ha per quelle non estirpate e di 1.700 per
quelle estirpate e non consegnate.
- Il riporto per lo zucchero 2005 in eccedenza rispetto alla quota
sarà riassorbito con una gestione mista esportazione-riporto.
- La quota produttiva per il 2006 sarà di 6 milioni di quintali di
zucchero.
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