riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
Copertina supplemento  
7
 10-16 Feb.

  2006
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita


Attualità POLITICA

Latte in nero e quote, una storia ancora aperta

Interviene ancora la Magistratura

L’aggiramento delle quote latte con relativa truffa ai danni dello Stato è oggetto di un’inchiesta partita dal Piemonte ed estesa a diverse regioni del Nord Italia

Produzione di latte e quote non rispettate: quando ormai si pensava che questa anomalia, tutta italiana, della gestione delle quote latte fosse messa in un angolo buio della storia dell’agricoltura nazionale, nel capitolo dei casi insoluti, torna invece alla ribalta delle cronache giudiziarie. Sono di questi giorni, infatti, le notizie che riguardano Giovanni Robusti, storico capo dei Cobas del latte, coinvolto in un’inchiesta partita dal Piemonte, denominata «Black milk», che fa riferimento all’elusione del regime delle quote latte.
Il sistema delle truffe
Un’accusa che riguarda una rete di società che avrebbe consentito a 508 produttori di latte di frodare per sette anni consecutivi, dal 1998 al 2004, il regime delle quote. Un sistema, quello messo in atto in Piemonte, molto simile a quello creato in tutte le regioni del Nord, soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Ma a fare scalpore è che il sopraddetto sistema messo sotto accusa regge nonostante la maglia dei controlli sui primi acquirenti si sia fatta sempre più stringente. Inoltre il Sian (Sistema informatico agricolo nazionale) permette alle amministrazioni regionali di poter fotografare in ogni istante il livello delle consegne dei produttori ai primi acquirenti e di conseguenza valutare le modalità e la misura delle trattenute del prelievo sulle produzioni eccedenti le quote aziendali effettuate dai primi acquirenti.
Purtroppo, però, succede che, come nel caso della Lombardia, ci siano una decina di caseifici, tutti riconoscibili poiché con nomi e sigle molto simili, che ritirano latte senza effettuare le trattenute previste dalla legge 119/03. Molti di questi primi acquirenti effettuano sia il conto lavorazione sia la commercializzare in proprio.
Tale produzione in Lombardia può essere stimata tra il 5 e il 10% del totale, pari a circa 2-4 milioni di quintali di latte, che viene venduto a prezzi decisamente più bassi di quelli di mercato. Tant’è vero che si parla di 0,30 euro/L.
Si può comprendere, dunque, che tale produzione, oltre a essere tutta fuori quota, crea una forte distorsione all’interno del mercato del latte, con ripercussioni non indifferenti sui prodotti lattiero-caseari. In questo senso si registra l’approvazione, da parte del Consorzio di tutela del Grana Padano, della modifica del disciplinare di produzione che, tra le novità, prevede i divieti dei conti lavorazione o in affitto e di utilizzo di latte proveniente da stalle non rispettose del regime comunitario delle quote, oltre a quello di produrre formaggi similari usando le stesse strutture utilizzate per lavorare il Grana Padano.
Questo provvedimento consentirà agli agenti vigilatori del Consorzio di intervenire nei confronti di chiunque commetta infrazioni o irregolarità a danno della dop.
I comportamenti delle cooperative, che evitano di versare il prelievo incidendo sulla compensazione e sulle multe che l’Italia deve poi versare alla casse dell’Erario comunitario, restano comunque ancora possibili. Infatti, nonostante la sentenza della Corte di giustizia europea, l’abrogazione del comma 551 della Finanziaria 2005 e le sentenze di svariati tribunali ordinari e amministrativi, esistono ancora sospensive sul versamento del prelievo emesse da organi, spesso non competenti, che bloccano l’attività istituzionale di controllo e sanzione per avere superato la quota aziendale di produzione di latte assegnata. Perché questo succeda e resti possibile, non è del tutto chiaro.
A ciò si aggiunge il dato della mancata revoca della qualifica di primo acquirente, ovvero di soggetto in grado di trattenere e versare le somme dovute, a quei caseifici che operano fuori dal regime delle quote latte. Tant’è vero che dove l’attività sanzionatoria è partita (come nel caso appunto del Piemonte) si è assistito a un effetto «migrazione» dei produttori che sono andati a conferire ad altri primi acquirenti posti in altre regioni.
Ad esempio in Lombardia i produttori coinvolti in questo sistema di mancato rispetto totale del sistema quote latte e che non hanno neppure aderito alla rateizzazione del prelievo dovuto sono stimabili in circa 400 (allevatori lombardi hanno un esubero produttivo che è più che doppio rispetto alla quota posseduta) su un totale di circa 8.000 allevatori.
In Veneto non è ancora stato dimenticato l’episodio presso la sede dell’Associazione regionale allevatori di Padova dove, a novembre dello scorso anno, c’è stato un tentativo di aggressione da parte di produttori che continuano a non rispettare la legge nazionale sulle quote latte. Purtroppo questo mancato sanzionamento equivale a oltre 1.800 milioni di euro che l’Italia deve ancora versare all’Unione Europea e che pesa su tutta l’agricoltura nazionale.
 

Sommario rivista  


la ricerca

trova 

© 2024 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati