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Vino: riparte la guerra dei controlli |
Si riaccendono le polemiche
Nonostante le divisioni, una soluzione potrebbe essere stata
individuata in una piattaforma di principi basata sul riconoscimento dei
Consorzi di tutela come strumenti operativi dei controlli
C’era da aspettarselo. La fine di questa legislatura ha spinto il Governo ad
accelerare la chiusura di numerosi capitoli. Tra questi la riforma della
legge 164/92, incluso il famoso «pacchetto» dei controlli dei vini vqprd (doc,
docg, igt) affidati, ricordiamo, con il decreto ministeriale del
29-5-2001, ai Consorzi di tutela. E con il tentativo di chiudere in fretta
(si fa per dire, si tratta di un problema aperto da maggio 2001) si sono
riaperte le discussioni, di fatto mai sopite.
Brevissimo riepilogo delle puntate precedenti. Da quasi due anni, ormai, 28
Consorzi di tutela hanno avviato un piano di controlli, in via sperimentale,
che sta coinvolgendo 68 denominazioni di origine italiane. Secondo gli
ultimi dati di Federdoc (l’associazione che raggruppa i Consorzi di tutela
italiani), aggiornati a dicembre 2005, sono circa
455 milioni le bottiglie controllate.
Quando, ormai, si doveva andare a verificare la validità di questa attività
«sperimentale», capire cioè se i Consorzi erano i soggetti ideali per
garantire la tracciabilità dei vini italiani, le micce si sono riaccese e il
mondo del vino ha ripreso a dividersi (ma è stato mai unito?).
Pertanto, nel momento in cui il ministro Gianni Alemanno si stava
apprestando a firmare nuovamente il decreto per fare proseguire l’attività
di controllo ai Consorzi di tutela, sono ripartiti i veti e le proteste.
Costi inutili
A riaccendere la discussione, prima fra tutte, l’Unione italiana vini che,
tramite un comunicato del suo presidente Andrea Sartori (vedi L’Informatore
Agrario n. 4/2006, pag. 19) ha denunciato che questa attività di controllo
di fatto si sovrappone ad altre iniziative da parte di altri organismi,
aggrava il già eccessivo peso della burocrazia sulle imprese enologiche, non
garantisce la tutela della privacy dei dati e, soprattutto, determina nuovi
costi inutili per le aziende.
Morale, siamo di nuovo in una situazione critica. Anzi, l’aria non è mai
stata così pesante come adesso. Basti pensare che siamo addirittura arrivati
alle denuncie da parte di alcuni produttori a presidenti di Consorzi di
tutela. Tra tutti l’esempio del Consorzio di tutela dell’Oltrepò, dove ormai
la discussione avviene a suon di denuncie alla Procura della Repubblica e
con consigli del Consorzio che avvengono in presenza di avvocati.
Se si considera che il vino italiano è alle prese con uno stato di
difficoltà notevole e che necessita di un forte rilancio organizzativo,
questa vicenda risulta ancora più grave e, dal nostro punto di vista, anche
paradossale.
Ascoltando direttamente la voce dei principali protagonisti di questa
vicenda, risulta evidente il disagio e la preoccupazione.
Da una parte, come visto, alcune importanti organizzazioni che praticamente
considerano illegittima e inutilmente dispendiosa l’attività dei Consorzi,
dall’altro, i responsabili di questi ultimi che cercano di far emergere la
validità della loro attività.
Possibile soluzione in vista
Qualche nota positiva, fortunatamente, arriva proprio mentre stiamo
scrivendo, dal resoconto fattoci dal presidente di Federdoc, Riccardo Ricci
Curbastro, della riunione di filiera (la prima che vedeva tutti i soggetti
coinvolti nel sistema vino Italia), svoltasi al Ministero delle politiche
agricole lo scorso 7 febbraio.
«è stata una riunione lunghissima – racconta il presidente di Federdoc –
alla quale per la prima volta eravamo stati invitati anche noi». «Ci è stata
proposta una nuova bozza di decreto – aggiunge Ricci Curbastro – che
sostanzialmente pone l’obiettivo di definire l’attività di controllo entro
il 2006 per tutte le denominazioni, dando il ruolo ai Consorzi di tutela che
hanno i requisiti adeguati e ad altre istituzioni riconosciute dalle
Regioni».
In sostanza, ci ha spiegato il presidente di Federdoc, è stata definita una
piattaforma di principi «attorno alla quale si sono trovate ampie
convergenze che fanno ben sperare».
Gli elementi più importanti di questa piattaforma di principi sono «il
riconoscimento ai Consorzi di tutela, come gli strumenti operativi per
questi controlli». «Nel caso che i Consorzi non abbiano i requisiti – spiega
Ricci Curbastro – saranno le Regioni a decidere a chi affidarli. Non è
ancora chiaro se saranno le camere di commercio. Ma nella bozza di decreto
si è comunque inserita la necessità che vi sia omogeneità su tutto il
territorio nazionale a prescindere dal soggetto che avrà l’incarico dei
controlli. Insomma controlli uguali per tutti i vini vqprd». «Come pure –
aggiunge Ricci Curbastro – il Ministero delle politiche agricole sarà
garante per evitare che vi siano sovrapposizioni di ruoli e di controlli e
quindi di inutili costi aggiuntivi. A quest’ultimo proposito va sottolineato
come verrà avviato anche uno studio sui costi dell’attività dei Consorzi e
un loro confronto su scala nazionale».
Il nodo più spinoso è stato quello relativo ai requisiti dei Consorzi per
vedersi riconosciuto definitivamente questo ruolo. «C’è chi ha introdotto
per la prima volta – evidenzia Ricci Curbastro – la necessità che i Consorzi
abbiano una rappresentatività del 66% delle “teste” e non del prodotto. Un
principio che andrebbe totalmente contro la legge 164/92 e che di fatto
impedirebbe a quasi tutti i Consorzi di tutela italiani di avere i requisiti
adeguati».
Secondo il presidente di Federdoc oggi il problema è esclusivamente politico
e solo una parte dell’industria si ritiene ancora ostile nei confronti di
questa attività dei Consorzi.
«è fondamentale – conclude Ricci Curbastro – visto lo stato di difficoltà di
molte nostre denominazioni, che si esca al più presto da questo stato di
provvisorietà. La trasparenza totale non si può più dilazionare, tutti
giustamente la richiedono. È tempo di finire la partita».
Staremo a vedere. Intanto venerdì 10 febbraio si riunisce nuovamente il
Tavolo di filiera. Naturalmente racconteremo gli ulteriori sviluppi di
questa vicenda.
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