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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
Copertina supplemento  
7
 10-16 Feb.

  2006
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Attualità POLITICA

Vino: riparte la guerra dei controlli

Si riaccendono le polemiche

Nonostante le divisioni, una soluzione potrebbe essere stata individuata in una piattaforma di principi basata sul riconoscimento dei Consorzi di tutela come strumenti operativi dei controlli

C’era da aspettarselo. La fine di questa legislatura ha spinto il Governo ad accelerare la chiusura di numerosi capitoli. Tra questi la riforma della legge 164/92, incluso il famoso «pacchetto» dei controlli dei vini vqprd (doc, docg, igt) affidati, ricordiamo, con il decreto ministeriale del
29-5-2001, ai Consorzi di tutela. E con il tentativo di chiudere in fretta (si fa per dire, si tratta di un problema aperto da maggio 2001) si sono riaperte le discussioni, di fatto mai sopite.
Brevissimo riepilogo delle puntate precedenti. Da quasi due anni, ormai, 28 Consorzi di tutela hanno avviato un piano di controlli, in via sperimentale, che sta coinvolgendo 68 denominazioni di origine italiane. Secondo gli ultimi dati di Federdoc (l’associazione che raggruppa i Consorzi di tutela italiani), aggiornati a dicembre 2005, sono circa
455 milioni le bottiglie controllate.
Quando, ormai, si doveva andare a verificare la validità di questa attività «sperimentale», capire cioè se i Consorzi erano i soggetti ideali per garantire la tracciabilità dei vini italiani, le micce si sono riaccese e il mondo del vino ha ripreso a dividersi (ma è stato mai unito?).
Pertanto, nel momento in cui il ministro Gianni Alemanno si stava apprestando a firmare nuovamente il decreto per fare proseguire l’attività di controllo ai Consorzi di tutela, sono ripartiti i veti e le proteste.
Costi inutili
A riaccendere la discussione, prima fra tutte, l’Unione italiana vini che, tramite un comunicato del suo presidente Andrea Sartori (vedi L’Informatore Agrario n. 4/2006, pag. 19) ha denunciato che questa attività di controllo di fatto si sovrappone ad altre iniziative da parte di altri organismi, aggrava il già eccessivo peso della burocrazia sulle imprese enologiche, non garantisce la tutela della privacy dei dati e, soprattutto, determina nuovi costi inutili per le aziende.
Morale, siamo di nuovo in una situazione critica. Anzi, l’aria non è mai stata così pesante come adesso. Basti pensare che siamo addirittura arrivati alle denuncie da parte di alcuni produttori a presidenti di Consorzi di tutela. Tra tutti l’esempio del Consorzio di tutela dell’Oltrepò, dove ormai la discussione avviene a suon di denuncie alla Procura della Repubblica e con consigli del Consorzio che avvengono in presenza di avvocati.
Se si considera che il vino italiano è alle prese con uno stato di difficoltà notevole e che necessita di un forte rilancio organizzativo, questa vicenda risulta ancora più grave e, dal nostro punto di vista, anche paradossale.
Ascoltando direttamente la voce dei principali protagonisti di questa vicenda, risulta evidente il disagio e la preoccupazione.
Da una parte, come visto, alcune importanti organizzazioni che praticamente considerano illegittima e inutilmente dispendiosa l’attività dei Consorzi, dall’altro, i responsabili di questi ultimi che cercano di far emergere la validità della loro attività.
Possibile soluzione in vista
Qualche nota positiva, fortunatamente, arriva proprio mentre stiamo scrivendo, dal resoconto fattoci dal presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro, della riunione di filiera (la prima che vedeva tutti i soggetti coinvolti nel sistema vino Italia), svoltasi al Ministero delle politiche agricole lo scorso 7 febbraio.
«è stata una riunione lunghissima – racconta il presidente di Federdoc – alla quale per la prima volta eravamo stati invitati anche noi». «Ci è stata proposta una nuova bozza di decreto – aggiunge Ricci Curbastro – che sostanzialmente pone l’obiettivo di definire l’attività di controllo entro il 2006 per tutte le denominazioni, dando il ruolo ai Consorzi di tutela che hanno i requisiti adeguati e ad altre istituzioni riconosciute dalle Regioni».
In sostanza, ci ha spiegato il presidente di Federdoc, è stata definita una piattaforma di principi «attorno alla quale si sono trovate ampie convergenze che fanno ben sperare».
Gli elementi più importanti di questa piattaforma di principi sono «il riconoscimento ai Consorzi di tutela, come gli strumenti operativi per questi controlli». «Nel caso che i Consorzi non abbiano i requisiti – spiega Ricci Curbastro – saranno le Regioni a decidere a chi affidarli. Non è ancora chiaro se saranno le camere di commercio. Ma nella bozza di decreto si è comunque inserita la necessità che vi sia omogeneità su tutto il territorio nazionale a prescindere dal soggetto che avrà l’incarico dei controlli. Insomma controlli uguali per tutti i vini vqprd». «Come pure – aggiunge Ricci Curbastro – il Ministero delle politiche agricole sarà garante per evitare che vi siano sovrapposizioni di ruoli e di controlli e quindi di inutili costi aggiuntivi. A quest’ultimo proposito va sottolineato come verrà avviato anche uno studio sui costi dell’attività dei Consorzi e un loro confronto su scala nazionale».
Il nodo più spinoso è stato quello relativo ai requisiti dei Consorzi per vedersi riconosciuto definitivamente questo ruolo. «C’è chi ha introdotto per la prima volta – evidenzia Ricci Curbastro – la necessità che i Consorzi abbiano una rappresentatività del 66% delle “teste” e non del prodotto. Un principio che andrebbe totalmente contro la legge 164/92 e che di fatto impedirebbe a quasi tutti i Consorzi di tutela italiani di avere i requisiti adeguati».
Secondo il presidente di Federdoc oggi il problema è esclusivamente politico e solo una parte dell’industria si ritiene ancora ostile nei confronti di questa attività dei Consorzi.
«è fondamentale – conclude Ricci Curbastro – visto lo stato di difficoltà di molte nostre denominazioni, che si esca al più presto da questo stato di provvisorietà. La trasparenza totale non si può più dilazionare, tutti giustamente la richiedono. È tempo di finire la partita».
Staremo a vedere. Intanto venerdì 10 febbraio si riunisce nuovamente il Tavolo di filiera. Naturalmente racconteremo gli ulteriori sviluppi di questa vicenda.

Sommario rivista Fabio Piccoli


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