UNIONE EUROPEA |
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Gli ogm sfondano il muro dei 100 milioni di
ettari |
I dati 2006 del rapporto Isaaa
La superficie destinata a colture geneticamente modificate nel mondo è stata
lo scorso anno di 102 milioni di ettari. In Europa sono 180.000 gli ettari
di colture gm coltivati in 7 Paesi
Sul n. 3/2007 de L’Informatore Agrario (a pag. 16) avevamo scritto
dell’impatto economico delle colture geneticamente modificate nel mondo,
raccogliendo alcuni dati emersi da due importanti studi pubblicati verso la
fine dello scorso anno. Due analisi che mettevano in evidenza come
l’utilizzo di coltivazioni geneticamente modificate abbia avuto alcuni
impatti positivi sulla redditività delle imprese agricole che li hanno
utilizzati, soprattutto negli Stati Uniti.
A distanza di pochi giorni da quell’articolo sono stati resi noti i dati
definitivi dell’Isaaa (il Servizio internazionale per l’acquisizione di
applicazioni agrobiotecnologiche), l’ente che monitora e diffonde da alcuni
anni i numeri del biotech agricolo nel mondo.
Va ricordato, per completezza di informazione, che l’Isaaa è
un’organizzazione internazionale senza fini di lucro, finanziata da alcune
multinazionali impegnate nel settore agroindustriale, che si propone di
agevolare la diffusione delle biotecnologie agroalimentari. A oggi è la
principale fonte di informazioni sul biotech, citata nella maggior parte
degli studi sull’agricoltura gm, compresi quelli delle Nazioni Unite e della
Fao. Tuttavia i suoi risultati vengono talvolta contestati da organizzazioni
ambientaliste internazionali che citano ricerche di scienziati indipendenti.
E il 2006, secondo i dati Isaaa, presenta ancora numeri in crescita per le
colture gm, la cui superficie è aumentata del 13% superando per la prima
volta il traguardo dei 100 milioni di ettari (102 milioni per la
precisione).
La crescita registrata nel periodo compreso tra il 1996 e il 2006 è di ben
60 volte. Un dato che, al di là delle polemiche, delle divisioni
ideologiche, delle preoccupazioni di vasta parte dell’opinione pubblica,
deve far pensare. Qualsiasi ragionamento sulle agrobiotecnologie, dal nostro
punto di vista, non può prescindere dal fatto che oggi, comunque, nel mondo
vi sono 102 milioni di ettari investiti con colture gm e sono ormai oltre 10
milioni gli agricoltori che hanno fatto questa scelta.
Clive James, presidente e fondatore dell’Isaaa, prevede, inoltre, che questi
livelli di diffusione continueranno in tutto il secondo decennio di
commercializzazione. Isaaa, infatti, stima che entro il 2015 più di 20
milioni di agricoltori coltiveranno circa 200 milioni di ettari a raccolti
biotecnologici in oltre 40 Paesi.
Durante la presentazione del rapporto annuale dell’Isaaa, svoltasi il 20
gennaio scorso a Delhi in India, James ha sottolineato come «più del 90%,
ovvero 9,3 milioni di agricoltori che hanno coltivato raccolti biotech
nell’anno trascorso erano piccoli imprenditori dotati di scarse risorse,
appartenenti ai Paesi in via di sviluppo. Questo ha consentito alle
agrobiotecnologie di incidere solo in misura modesta sulle loro condizioni
economiche».
Il rapporto dell’Isaaa ha evidenziato come la crescita dell’adozione di
colture gm sia risultata decisamente maggiore nei Paesi in via di sviluppo,
nei quali si è registrato un aumento del 21%, contro il 9% dei Paesi
industrializzati. Inoltre, mentre 22 Paesi hanno coltivato colture gm, altri
29 hanno approvato l’importazione di questi raccolti, destinandoli al
consumo alimentare e alla produzione di mangimi, e la loro immissione
nell’ambiente.
«Mentre nel mondo le colture gm crescono vertiginosamente – ha detto Patrick
Trancu, coordinatore del Cedab (Centro documentazione agrobiotecnologie) –
l’Italia resta a guardare e continua a vietare anche le sperimentazioni in
campo».
Ma se l’Italia continua a restare lontana dalle agrobiotecnologie, in Europa
cominciano a evidenziarsi segnali di crescita più evidenti rispetto al
passato.
Sempre secondo i dati Isaaa, infatti, sono 7 i Paesi in Europa che hanno
aperto alle coltivazioni biotech e nel 2006 hanno raggiunto 180.000 ha di
mais e soia geneticamente modificata.
«A dodici anni dall’inizio della loro coltivazione – ha aggiunto Trancu –
appare evidente che queste piante sono sicure per l’uomo, gli animali e
l’ambiente e portano notevoli benefici agli agricoltori che decidono di
coltivarle. Mi auguro che questi dati stimolino una seria riflessione e
inducano il ministro delle politiche agricole a sbloccare almeno la ricerca
consentendo la sperimentazione in campo anche nel nostro Paese».
Il biotech nel mondo |
Americhe. Gli Stati Uniti continuano a guidare
la crescita nel Nord America e a livello globale, registrando
nel 2006 il più elevato tasso di crescita in assoluto in numero
di ettari, aumentato di 4,8 milioni. Il Brasile guida la
crescita nel Sud America, con un incremento del 22% per un
totale di 11,5 milioni di ettari adibiti alla coltivazione di
soia e cotone biotecnologici.
Asia. L’India sta emergendo quale Paese leader in
Asia e ha registrato l’incremento più sostanzioso, pari al 192%,
corrispondente a 2,5 milioni di ettari, per un totale di 3,8
milioni di ettari, salendo di due posti nella classifica
mondiale per affermarsi quale quinto maggiore produttore di
raccolti biotecnologici del mondo, battendo per la prima volta
la Cina.
Africa. Il Sudafrica ha compiuto progressi
notevoli nel corso dell’ultimo anno, guadagnandosi il primo
posto tra i Paesi africani, pressoché triplicando la superficie
adibita alla coltivazione di colture biotecnologiciche. Questo
incremento va attribuito al mais biotecnologico bianco, usato
principalmente per alimenti, e a quello giallo, destinato alla
produzione di mangimi per bestiame.
Europa. La crescita continua anche nei Paesi dell’Ue,
dove la Slovacchia è diventata il sesto dei 25 Paesi comunitari
a coltivare prodotti biotecnologici. La Spagna continua a
detenere una posizione di leadership nel continente europeo
grazie alla coltivazione di 60.000 ha nel 2006; altri cinque
Paesi dell’Ue hanno tuttavia moltiplicato per cinque le loro
piantagioni, passando dai 1.500 ha del 2005 ai circa 8.500 del
2006. |
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