riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
5
 2 - 8 Feb.

  2007
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita
 

Attualità UNIONE EUROPEA

Gli ogm sfondano il muro dei 100 milioni di ettari

I dati 2006 del rapporto Isaaa

La superficie destinata a colture geneticamente modificate nel mondo è stata lo scorso anno di 102 milioni di ettari. In Europa sono 180.000 gli ettari di colture gm coltivati in 7 Paesi


Sul n. 3/2007 de L’Informatore Agrario (a pag. 16) avevamo scritto dell’impatto economico delle colture geneticamente modificate nel mondo, raccogliendo alcuni dati emersi da due importanti studi pubblicati verso la fine dello scorso anno. Due analisi che mettevano in evidenza come l’utilizzo di coltivazioni geneticamente modificate abbia avuto alcuni impatti positivi sulla redditività delle imprese agricole che li hanno utilizzati, soprattutto negli Stati Uniti.
A distanza di pochi giorni da quell’articolo sono stati resi noti i dati definitivi dell’Isaaa (il Servizio internazionale per l’acquisizione di applicazioni agrobiotecnologiche), l’ente che monitora e diffonde da alcuni anni i numeri del biotech agricolo nel mondo.
Va ricordato, per completezza di informazione, che l’Isaaa è un’organizzazione internazionale senza fini di lucro, finanziata da alcune multinazionali impegnate nel settore agroindustriale, che si propone di agevolare la diffusione delle biotecnologie agroalimentari. A oggi è la principale fonte di informazioni sul biotech, citata nella maggior parte degli studi sull’agricoltura gm, compresi quelli delle Nazioni Unite e della Fao. Tuttavia i suoi risultati vengono talvolta contestati da organizzazioni ambientaliste internazionali che citano ricerche di scienziati indipendenti.
E il 2006, secondo i dati Isaaa, presenta ancora numeri in crescita per le colture gm, la cui superficie è aumentata del 13% superando per la prima volta il traguardo dei 100 milioni di ettari (102 milioni per la precisione).
La crescita registrata nel periodo compreso tra il 1996 e il 2006 è di ben 60 volte. Un dato che, al di là delle polemiche, delle divisioni ideologiche, delle preoccupazioni di vasta parte dell’opinione pubblica, deve far pensare. Qualsiasi ragionamento sulle agrobiotecnologie, dal nostro punto di vista, non può prescindere dal fatto che oggi, comunque, nel mondo vi sono 102 milioni di ettari investiti con colture gm e sono ormai oltre 10 milioni gli agricoltori che hanno fatto questa scelta.
Clive James, presidente e fondatore dell’Isaaa, prevede, inoltre, che questi livelli di diffusione continueranno in tutto il secondo decennio di commercializzazione. Isaaa, infatti, stima che entro il 2015 più di 20 milioni di agricoltori coltiveranno circa 200 milioni di ettari a raccolti biotecnologici in oltre 40 Paesi.
Durante la presentazione del rapporto annuale dell’Isaaa, svoltasi il 20 gennaio scorso a Delhi in India, James ha sottolineato come «più del 90%, ovvero 9,3 milioni di agricoltori che hanno coltivato raccolti biotech nell’anno trascorso erano piccoli imprenditori dotati di scarse risorse, appartenenti ai Paesi in via di sviluppo. Questo ha consentito alle agrobiotecnologie di incidere solo in misura modesta sulle loro condizioni economiche».
Il rapporto dell’Isaaa ha evidenziato come la crescita dell’adozione di colture gm sia risultata decisamente maggiore nei Paesi in via di sviluppo, nei quali si è registrato un aumento del 21%, contro il 9% dei Paesi industrializzati. Inoltre, mentre 22 Paesi hanno coltivato colture gm, altri 29 hanno approvato l’importazione di questi raccolti, destinandoli al consumo alimentare e alla produzione di mangimi, e la loro immissione nell’ambiente.
«Mentre nel mondo le colture gm crescono vertiginosamente – ha detto Patrick Trancu, coordinatore del Cedab (Centro documentazione agrobiotecnologie) – l’Italia resta a guardare e continua a vietare anche le sperimentazioni in campo».
Ma se l’Italia continua a restare lontana dalle agrobiotecnologie, in Europa cominciano a evidenziarsi segnali di crescita più evidenti rispetto al passato.
Sempre secondo i dati Isaaa, infatti, sono 7 i Paesi in Europa che hanno aperto alle coltivazioni biotech e nel 2006 hanno raggiunto 180.000 ha di mais e soia geneticamente modificata.
«A dodici anni dall’inizio della loro coltivazione – ha aggiunto Trancu – appare evidente che queste piante sono sicure per l’uomo, gli animali e l’ambiente e portano notevoli benefici agli agricoltori che decidono di coltivarle. Mi auguro che questi dati stimolino una seria riflessione e inducano il ministro delle politiche agricole a sbloccare almeno la ricerca consentendo la sperimentazione in campo anche nel nostro Paese».

Il biotech nel mondo

Americhe. Gli Stati Uniti continuano a guidare la crescita nel Nord America e a livello globale, registrando nel 2006 il più elevato tasso di crescita in assoluto in numero di ettari, aumentato di 4,8 milioni. Il Brasile guida la crescita nel Sud America, con un incremento del 22% per un totale di 11,5 milioni di ettari adibiti alla coltivazione di soia e cotone biotecnologici.
Asia. L’India sta emergendo quale Paese leader in Asia e ha registrato l’incremento più sostanzioso, pari al 192%, corrispondente a 2,5 milioni di ettari, per un totale di 3,8 milioni di ettari, salendo di due posti nella classifica mondiale per affermarsi quale quinto maggiore produttore di raccolti biotecnologici del mondo, battendo per la prima volta la Cina.
Africa. Il Sudafrica ha compiuto progressi notevoli nel corso dell’ultimo anno, guadagnandosi il primo posto tra i Paesi africani, pressoché triplicando la superficie adibita alla coltivazione di colture biotecnologiciche. Questo incremento va attribuito al mais biotecnologico bianco, usato principalmente per alimenti, e a quello giallo, destinato alla produzione di mangimi per bestiame.
Europa. La crescita continua anche nei Paesi dell’Ue, dove la Slovacchia è diventata il sesto dei 25 Paesi comunitari a coltivare prodotti biotecnologici. La Spagna continua a detenere una posizione di leadership nel continente europeo grazie alla coltivazione di 60.000 ha nel 2006; altri cinque Paesi dell’Ue hanno tuttavia moltiplicato per cinque le loro piantagioni, passando dai 1.500 ha del 2005 ai circa 8.500 del 2006.
 

Sommario rivista Fabio Piccoli


la ricerca

trova 

© 2024 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati