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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
4
 26 Gen. - 1 Feb.

  2007
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Attualità POLITICA

L’ortofrutta di fronte alla nuova ocm

Ufficializzata dalla commissione europea la proposta di riforma

Nel settore del fresco confermata l’importanza delle op, per le quali però la contribuzione comunitaria ai fondi di esercizio resta al 4,1%. Per i trasformati, disaccoppiamento totale degli aiuti su pomodoro, agrumi, pesche e pere

Siamo ormai nel vivo della riforma per il settore ortofrutticolo. Dal 29 gennaio, data del prossimo Consiglio dei ministri europei, si avvierà una serie di concertazioni tra i portatori di interesse europei, gli Stati membri e la Commissione per concordare eventuali modifiche o integrazioni al testo legislativo, ufficializzato il 24 gennaio scorso.
Anche in Italia, ovviamente, partiranno le consultazioni con le nostre autorità nazionali per stabilire le priorità negoziali per il nostro Paese, priorità che poi dovranno essere decise e condivise da tutti al Tavolo agroalimentare che avrà luogo entro la fine di febbraio.
Il testo definitivo della proposta di riforma dell’ocm, presentato come detto dalla Commissione europea il 24 gennaio, è accompagnato da una relazione tecnica con l’illustrazione delle linee guida e dei singoli articoli del regolamento.
Nella sostanza, non si rilevano modifiche significative rispetto alla bozza che ha circolato negli ultimi mesi.
Innanzitutto si parte con una conferma del già noto budget finanziario ortofrutticolo.
Questo può essere considerato un dato positivo, se si pensa agli orientamenti generali della Commissione tendenti sempre a sfoltire e ad alleggerire i diversi capitoli di spesa, alla luce della forte pressione del bilancio agricolo nell’ambito del budget di spesa più complessivo della Comunità.
Resta, invece, il problema spinoso relativo ai limiti (in termini percentuali) della contribuzione comunitaria ai Fondi di esercizio delle organizzazioni dei produttori (op).
Secondo le richieste di tutta la filiera europea, il tetto doveva essere leggermente alzato dal 4,1% al 6% per dar modo alle op, struttura portante dell’ocm, di implementare e qualificare maggiormente i programmi operativi da cui dipendono le principali azioni di valorizzazione degli impianti produttivi, delle merci e delle politiche di marketing.
Purtroppo queste esigenze non sono state riconosciute dalla Commissione che, anzi, ha peggiorato la situazione inserendo nel contributo ai programmi operativi anche il cofinanziamento delle misure di gestione delle crisi di mercato.
È inutile sottolineare che tale punto critico dovrà essere ridiscusso nel corso dei negoziati tra le nostre autorità nazionali e la Commissione.

Via al disaccoppiamento
Non meno delicata la questione relativa alle modalità di aiuto ai prodotti trasformati.
Anche in questo caso la Commissione conferma l’orientamento iniziale di applicare un disaccoppiamento totale su pomodoro, agrumi, pesche e pere. Lascia, tuttavia, facoltà agli Stati membri di individuare le modalità di erogazione degli aiuti secondo percorsi discrezionali che rispondano in modo appropriato alle esigenze nazionali. Tutto ciò, fermo restando l’obiettivo di pervenire per il 2013 a un regime generale di disaccoppiamento totale per tutte le produzioni agricole.
Soprattutto sulle problematiche relative al nostro pomodoro da industria il ministro Paolo De Castro si è già espresso, nel corso di iniziative pubbliche, manifestando la sua intenzione di negoziare con la Comunità un regime di disaccoppiamento a tappe che permetta un atterraggio morbido per questo comparto molto organizzato e strutturato.
Non viene esclusa neanche l’opzione di un disaccoppiamento parziale tout court fino a quando ciò sarà permesso dalle esigenze comunitarie più generali. Tra l’altro, rispetto a eventuali intese tra Italia e Spagna, i due principali produttori ortofrutticoli europei, va ricordato che gli spagnoli sono contrari al disaccoppiamento totale per gli agrumi, mentre l’Italia lo è per il pomodoro.
Sembra, quindi, che vi siano margini per un compromesso.
Restano, infine, alcune questioni poco chiare rispetto agli effetti che ne deriveranno. Una di queste riguarda sicuramente l’eliminazione, nel testo di riforma, del divieto, introdotto con l’articolo 51 del regolamento 1782/2003, di coltivare ortofrutticoli e patate sui terreni eleggibili agli aiuti disaccoppiati.
Non è chiaro se su tale questione, molto delicata, vi sia spazio di negoziazione con la Commissione, che sembra fermamente convinta della coerenza di una tale scelta rispetto all’impianto più complessivo della riforma della pac.
È difficile, peraltro, riuscire a quantificare le ricadute di questa nuova opportunità che si apre a tutti i produttori, già titolari di diritti pac, di coltivare ortaggi e frutta.
Sembra probabile che si produrranno forti squilibri sui mercati derivanti da una prevedibile maggiore offerta di prodotto. Ciò sarà inevitabile non solo per gli ortofrutticoli, coperti dall’ocm, ma anche per le patate che, al contrario, non sono coperte dal alcun regime comune di mercato e, non beneficiando di ombrelli comunitari, sono maggiormente esposte all’andamento dei mercati. E certamente potrebbe bastare una minima percentuale di riorientamento delle superfici investite a seminativi a livello europeo verso la coltivazione della patata per aumentare in modo drammatico l’attuale produzione comunitaria, provocando drastiche riduzioni dei prezzi.
Tra le novità della riforma ortofrutticola va, tra l’altro, ricordato che le patate vengono incluse nel regolamento 1782/2003 inserendo così anche questa coltivazione tra quelle possibili sui terreni eleggibili, oggetto di titoli pac, ma i benefici di tale inserimento saranno tutti a favore di alcuni Paesi del Nord Europa, come Germania e Paesi Bassi, che hanno grandi aziende e vaste superfici coltivate a patate.

L’aiuto agli agrumi
Altra grossa partita, che andrà concordata con il nostro ministro De Castro nelle prossime settimane, riguarda le modalità di aiuto per gli agrumi, importante comparto ortofrutticolo che potrebbe risentire negativamente di un drastico e immediato disaccoppiamento.
La tendenza che sembra oggi maggiormente condivisa è quella di un aiuto a superficie che riequilibri il peso specifico degli aiuti tra le due principali regioni produttrici, Sicilia e Calabria.
Il numero di ettari, ormai rilevabile con esattezza dalle consistenze aziendali, sembra un primo dato oggettivo per avviare il famoso Catasto agrumicolo, di cui si parla da anni. L’aiuto, in questo caso, potrebbe essere composto da una parte disaccoppiata a superficie e una parte accoppiata da assegnare alle produzioni effettivamente immesse in commercio o avviate alla trasformazione.
L’impegno nei prossimi mesi, comunque, dovrebbe essere quello di inviare al ministro proposte non troppo contrastanti, in particolare per i settori del pomodoro e degli agrumi, perché la logica di squadra, alla fine, è quella più premiante rispetto agli interessi particolari che, sia sul pomodoro sia sugli agrumi, sono molto numerosi. Ma su questo punto il ministro è stato molto fermo, esortando le rappresentanze politiche ed economiche del comparto a mandare messaggi chiari e a dimostrare disponibilità alla mediazione.
In altre parole, ha invitato la filiera a seguire, anche in questo caso, il modello di consultazioni adottato per Agenda 2000, la cui compattezza in sede negoziale ha comportato per l’Italia qualche vantaggio in più.

Sommario rivista Giuliana Roncolini


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