UNIONE EUROPEA |
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In arrivo un’altra sforbiciata alla bieticoltura
europea |
Proposto un ulteriore taglio alla produzione del 10%
La Commissione ha fatto propria la proposta della Germania di una
ulteriore diminuzione produttiva per riequilibrare il mercato. L’Italia,
insieme ad altri Paesi, chiede che il provvedimento non riguardi chi già ha
subito riduzioni oltre il 50%
Bruxelles. La controversa riforma dell’ocm zucchero, laboriosamente
concordata nel novembre 2005, già non basta più: la Commissione europea ha
infatti proposto ai ministri comunitari dell’agricoltura una riduzione (che
si sostiene temporanea) delle quote di produzione per la campagna 2006-2007,
per cercare di riequilibrare il mercato e ridurre le eccedenze, dopo che la
riforma aveva previsto un calo dei prezzi pagati ai produttori del 36% in un
quadriennio.
La proposta della Commissione sarà finalizzata solo nei prossimi giorni
(mentre la riforma vera e propria lo sarà entro febbraio), ma comunque
tenderà a ridurre la produzione di 2-3 milioni di tonnellate, cioè di almeno
il 10%, in base a un semplice calcolo che parte da una produzione stimata di
17 milioni di tonnellate a fronte di un consumo complessivo di 16, ma anche
in presenza di importazioni «doverose» (gli impegni con i Paesi Acp) per 2,2
milioni, di esportazioni per 1,3 milioni e di un passaggio all’intervento di
1,5 milioni di tonnellate.
Le cifre definitive della proposta del commissario Fisher Boel dovrebbero
dunque arrivare ampiamente in tempo per orientare le semine di marzo-aprile,
sempre che i ministri, nella loro sessione di febbraio, trovino un’intesa in
proposito.
Favorevoli e contrari
Per il momento le divergenze restano ampie. La proposta di riduzione è nata
a Berlino prima ancora che a Bruxelles, con l’immediato appoggio di Francia,
Svezia, Danimarca, Austria, Belgio e Olanda (oltre che di Lettonia e
Finlandia), mentre Ungheria e Irlanda vogliono limitare il taglio alle quote
di zucchero «B», quelle destinate all’export nei Paesi terzi.
Per contro un gruppo di Paesi capeggiati da Italia e Polonia chiede che la
riduzione della produzione sia applicata solamente nei Paesi meno
sacrificati dalla riforma, quelli in cui i tagli delle coltivazioni di
bietole sono inferiori al 50%.
Per l’Italia, ha sottolineato il ministro Gianni Alemanno, ci sarà comunque
il problema supplementare di appurare a chi imputare una eventuale nuova
stretta, da cui punta a escludere i bieticoltori, lasciando quindi la
totalità dell’onere ai trasformatori di bietole.
Misure per l’aviare
Tra gli altri punti discussi nella sessione ministeriale, la richiesta
italiana – appoggiata da Francia, Spagna e un’altra mezza dozzina di Paesi –
di applicare misure di sostegno al mercato avicolo, colpito da un brusco
calo della domanda per i timori legati all’influenza aviare.
Da parte di Bruxelles e di taluni Paesi si ribatte che, finché non si
constatano sintomi certi di una vera emergenza sanitaria europea, appare
incongruo impegnare risorse solo per contrastare posizioni psicologiche dei
consumatori spaventati. L’unica cosa da fare per il momento, a livello
comunitario, sarebbe un rafforzamento dei controlli alle importazioni.
Incentivi ai biocarburanti
Altro argomento discusso, un miglioramento degli incentivi ai biocarburanti
(attualmente le colture godono di sostegni di 45 euro/ha) per permetterne
una crescente diffusione senza per questo aprire la strada a massicce
importazioni di bioetanolo, ad esempio dal Brasile che già teme che l’Unione
Europea applichi dazi supplementari all’import di questo prodotto, nel
quadro di un disegno per incrementare il ricorso alle biomasse di produzione
comunitaria, per le quali Fischer Boel ha comunque ammonito che «non sarà
una miniera d’oro» per i coltivatori.
Il ricorso a questi dazi – argomentano i servizi comunitari, maggiormente
quelli del commercio internazionale che quelli che gestiscono la pac –
sarebbe un pessimo precedente alla ripresa dei negoziati per arrivare
finalmente a un’intesa globale in sede Wto.
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