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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
1
 5-11 Gen.

  2007
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Attualità POLITICA

In Coldiretti finisce «l'era Bedoni»

Dimissioni a un anno dalla fine del mandato

Dopo nove anni di presidenza, in un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti sia a livello mondiale che nazionale, il presidente della maggiore organizzazione agricola italiana ha lasciato la carica. A febbraio il successore

Paolo Bedoni, eletto presidente della Coldiretti nel 1997, si è dimesso il 21 dicembre scorso al termine dell’assemblea dell’Organizzazione. Lo ha reso noto un comunicato stampa con il quale si informa che la decisione è stata presa per motivi strettamente personali e che entro il 10 febbraio l’assemblea dei delegati eleggerà il successore.
Alcune settimane fa Bedoni aveva assunto la presidenza della Cattolica Assicurazioni, quarto gruppo assicurativo italiano, ed è probabile che il nuovo incarico, pur non incompatibile formalmente con il primo, sia all’origine della decisione di lasciare con un anno di anticipo la guida della Coldiretti.
Bedoni ha presieduto questa grande organizzazione, fondata nell’immediato Dopoguerra da Paolo Bonomi, attraverso un percorso di deciso rinnovamento organizzativo, di immagine e di filosofia sindacale. Obiettivo del nuovo corso è stata la rigenerazione dell’agricoltura italiana. Un obiettivo tutt’altro che evanescente, essendosi tradotto nel corso degli anni in una concreta – seppure sofferta –
trasformazione della Coldiretti da corporazione a forza sociale aperta al confronto con i consumatori, assurti anche in Italia proprio in questi anni a un ruolo di protagonisti difficilmente ignorabile.
Il risultato è stato in gran parte positivo sia per questi ultimi sia per gli agricoltori, per i quali non può non essere di giovamento la battaglia che Coldiretti ha combattuto per l’etichettatura trasparente, per la tracciabilità del prodotto e per la difesa del made in Italy. Una battaglia che ha avuto un impatto mediatico significativo e duraturo.
Dalla scelta di riscrivere il rapporto tra l’organizzazione professionale e il resto del mondo è derivato anche un nuovo modo di interpretare il rapporto con l’Unione Europea. Si è rafforzata innanzitutto l’adesione della Coldiretti agli ideali europeisti e al progetto di allargamento ai Paesi dell’Est.
In secondo luogo la trasformazione della politica agricola comune, a partire dalla riforma attuata dal commissario all’agricoltura Franz Fischler per arrivare all’attuale corso del suo successore Mariann Fischer Boel, è stata molto più accompagnata ed elaborata che contrastata, nella convinzione che le alternative a quei progetti fossero ben più dannose per gli agricoltori.
Diverso è stato infine, anche in dipendenza di un’obiettiva rivoluzione nello scenario politico italiano, il rapporto con le forze politiche. Per rimarcare la fine di ogni collateralismo o sospetto tale, la Coldiretti ha preso sempre più le distanze dai partiti, pur mantenendo con singoli esponenti di varia estrazione divenuti poi ministri – da Pecoraro Scanio a Gianni Alemanno, a Paolo De Castro – buoni se non ottimi rapporti.
La rivoluzione culturale avvenuta nel corso della presidenza Bedoni ha creato un notevole sconcerto sia tra le organizzazioni sorelle sia in alcuni settori confindustriali e i rapporti sono stati tutt’altro che idilliaci. In particolare è stata aspramente contestata la decisione della Coldiretti di chiamarsi letteralmente fuori da quella che, con un linguaggio un po’ aulico, Bedoni ha sempre definito «la cittadella dell’agricoltura».


Sommario rivista Letizia Martirano


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