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2006 |
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Impianti superintensivi di olivo realizzati in Spagna.
Le prime indicazioni dalle prove in Puglia: la risposta delle cultivar e
l’efficacia della raccolta meccanica
È un vero e proprio fenomeno che dalla Spagna sta contagiando tutte le
aree del mondo dove si coltiva olivo. Si tratta di un nuovo modello di
impianto superintensivo, calibrato su due cultivar spagnole (Arbequina e
Arbosana), che prevede elevate densità di piante a ettaro (1.600-2.000
piante), produzioni molto consistenti e la possibilità di raccogliere con
una macchina scavallatrice, quindi di abbattere i costi. Insomma si tratta
dell’«olivicoltura dei sogni», che già si estende su circa 30.000 ha
coltivati nel mondo, di cui 20.000 solo in Spagna. Superfici che avranno un
grosso impatto sul mercato, considerando che le produzioni degli impianti
superintensivi sono quasi dieci volte superiori rispetto a quelle
dell’olivicoltura tradizionale.
È un modello adottabile anche in Italia? Sulle nostre superfici frazionate,
sulle nostre varietà e per le nostre denominazioni di origine protetta? Per
darsi delle risposte vale la pena di osservare da vicino la realtà spagnola
e attivare una sperimentazione articolata per tarare il sistema sulle
esigenze dell’olivicoltura italiana. Da un progetto di ricerca partito in
Puglia nel 2001 arrivano già indicazioni positive.
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