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Miglioramento genetico, chiarezza ancora lontana sulle nuove tecniche

L'avvocato generale della Corte di giustizia europea di Lussemburgo ha dato il suo parere sul ricorso da parte di Confederation paysanne e di altre associazioni francesi contro l'utilizzo di varietà di sementi di colza resistenti a un erbicida ottenute mediante le nuove tecniche di miglioramento genetico come il genoma editing.
La questione di fondo è se le piante ottenute in questo modo debbano essere considerate, secondo la normativa UE, ogm oppure no.
Secondo il parere dell’avvocato generale Michal Bobek (la sentenza della Corte è attesa per la primavera) le piante ottenute con la tecnica di ingegneria genetica nota come mutagenesi sito-diretta sono organismi geneticamente modificati, ma possono essere esentate dalle regole sugli ogm grazie all'effetto combinato delle deroghe previste dalla legislazione UE per la mutagenesi anni '60 (effettuata con radiazioni o agenti chimici) e del fatto che essa non richiede l'impiego di molecole di «Dna ricombinante» (proprie degli ogm). 
In sostanza il parere non fornisce un chiarimento definitivo su una vicenda su cui si discute a livello UE da qualcosa come 10 anni.
Le reazioni contrastanti confermano l’ambiguità della situazione. È illusorio pensare che la Corte possa risolvere con un taglio netto una questione (politica, giuridica, scientifica) di grande complessità, su cui le Avvocature dei diversi governi europei si scontrano da circa un decennio. 
Complessità che non può essere esaurita in un pronunciamento della Corte di giustizia, che le leggi al massimo le applica, e può essere sciolta solo dalla decisione del legislatore, che le leggi deve farle.


Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 3/2018 a pag. 12
Miglioramento genetico: chiarezza ancora lontana
di A. Di Mambro
L’articolo completo è disponibile anche sulla Rivista Digitale
 






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