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Accordo di compromesso sulle nuove regole del bio

In poche settimane il dossier sul nuovo regolamento europeo sul biologico è passato dal probabile fallimento a un compromesso che scontenta molti, ma sempre meglio di niente. 
L'accordo è arrivato il 28 giugno, a due giorni dalla fine della presidenza maltese. L'Esecutivo Ue, parte agricola, si è fatto ufficiosamente carico dapprima di creare le condizioni per un accordo e quindi di portarlo a termine. Anche a costo di rinunciare a una delle proposte cui teneva di più, cioè l'istituzione di valori limite validi per tutta l'Ue per la decertificazione automatica di prodotti bio con residui di agrofarmaci non autorizzati. I Paesi che hanno già queste soglie, come l'Italia, potranno mantenerle, ma non impedire la commercializzazione nel proprio mercato di prodotti di altri Paesi europei.
Sono state stralciate dal testo finale anche le eccezioni al principio della produzione in campo a favore di quella in serra, richieste dai Paesi del Nord Europa, che saranno bloccate fino al 2030.
Per contrastare le frodi, si fissa l'obbligo di controlli in loco una volta l'anno su tutti gli operatori della filiera, incluse le rivendite al dettaglio. Le ispezioni saranno meno frequenti, una ogni due anni, per chi risulta in regola per tre anni di fila. 
Sulle importazioni si cambia in modo sostanziale, sostituendo il principio di «equivalenza» (il marchio bio Ue equivale a quello di un Paese terzo, a prescindere da requisiti di produzione differenti) con quello di «conformità» agli standard europei.
 

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