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Etichetta "a semaforo": un'inutile penalizzazione

Nel Consiglio agricoltura del 14 marzo l'Italia è tornata alla carica contro l'etichettatura degli alimenti «a semaforo» adottata in Gran Bretagna nel 2013: il caso sistema di etichette che assegna il colore rosso, giallo o verde secondo il contenuto di grassi, grassi saturi, sale o zuccheri degli alimenti, indicato come volontaria ma adottato da oltre il 98% delle catene di distribuzione d'Oltremanica.
A fornire nuove basi per le tesi italiane, sostenute da tutta la filiera agroalimentare nazionale e da altre sei delegazioni del Consiglio (Spagna, Portogallo, Romania, Cipro, Grecia e Slovenia), contro un sistema che di etichettatura che «penalizza soprattutto gli operatori di piccola taglia e non tutela i consumatori», ha detto il ministro Maurizio Martina, è uno studio realizzato da Nomisma.
I dati mostrano come, considerando prodotti della stessa tipologia (Parmigiano-Reggiano, Parmigiano porzionato, Parmigiano grattugiato, Prosciutto di Parma e Formaggio Brie), quelli con etichetta a semaforo perdano quote di mercato. Nel periodo 2013-2015, nel caso del Parmigiano «a colori» la flessione è stata del 7% in valore e per il Parma del 17%. 
L'impatto è visibile soprattutto per gli operatori che vendono ai marchi privati delle catene di distribuzione britanniche, che non hanno forza contrattuale per imporre una confezione senza semaforo, cosa teoricamente possibile visto che il sistema è volontario.


Se vuoi approfondire l'argomento, grazie al servizio Rivista Digitale, leggi l'articolo online a pagina 9 de L'Informatore Agrario n. 11/2016!  Clicca qui







 

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