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Un set di strumenti più articolato rispetto al passato, con obiettivi questa volta prefissati, ma soprattutto con un piatto più ricco in termini di risorse finanziarie. Sono le novità introdotte con il Piano straordinario per il made in Italy da 260 milioni di euro, che entra adesso nel vivo. Tra le iniziative specifiche per il settore, l’istituzione da parte del Mipaaf di un segno distintivo unico dell’agro-alimentare italiano da utilizzare in un mix di attività promozionali ad ampio raggio. 

Il kit degli strumenti dedicati prevede inoltre un piano di comunicazione ad hoc per contrastare l’italian sounding (prodotti esteri evocativi del made in Italy, che generano annualmente un giro d’affari di oltre 60 miliardi di euro), da realizzare in sinergia con i consorzi di tutela e le associazioni dei produttori coinvolti nel circuito delle dop e igp. 

Per l’export agroalimentare «l’obiettivo − ha detto il ministro Martina, commentando i dati Istat sul commercio con l’estero − è raggiungere quota 50 miliardi nel 2020 e 36 miliardi nel 2015, sfruttando il cambio euro/dollaro più favorevole e l’abbassamento dei costi dell’energia».

Altro importante obiettivo è sostenere le esportazioni nei Paesi emergenti, dove la classe media, che crescerà di circa 800 milioni di persone nei prossimi 15 anni, appare sempre più orientata verso stili di consumo più vicini al modello di specializzazione produttiva dell’export italiano.
 

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