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Vino, frena l’export

La progressione dell’export del vino italiano è molto rallentata nel 2014. Viziati da tassi medi annui superiori al 9% tra il 2009 e il 2013 – alla base dell’obiettivo dei 7,5 miliardi di euro nel 2020 lanciato da Matteo Renzi al Vinitaly 2014 – la stima di una progressione di poco più dell’1%, per 5,1 miliardi di euro rispetto ai 5,04 del 2013, fatta da Wine Monitor (Nomisma) suona come un campanello d’allarme.
L’aumento dell’export, infatti, a fronte della fl essione di consumi interni che continua a far contrarre il mercato domestico, rappresenta la via di uscita del settore. Tuttavia la situazione attuale non è paragonabile ai cali registrati nel 2003 e nel 2009 rispettivamente del 3,1 e 4,4%. La previsione di Wine Monitor è confermata dai dati appena pubblicati sull’annuario statistico «Vino in cifre» edito dal Corriere Vinicolo, in collaborazione con Ismea e Ais, da depurare tuttavia dalle riesportazioni. Da gennaio a settembre l’export è aumentato dello 0,6% in volume, dell’1,3% in valore.
Le variazioni positive sono dovute principalmente agli spumanti (+23,1% in volume e 17,8% in valore), in cui però sono compresi anche circa 4.300 hL (pari al 22,2% del totale dell’incremento degli spumanti) per circa 13 milioni di euro dello Champagne riesportati (pari al 28,3% del totale dell’incremento degli spumanti).
Sono invece negative le variazioni dei volumi dei vini in bottiglia e degli sfusi (–0,7 e –3,2% rispettivamente) a fronte di una sostanziale stabilità in valore per l’imbottigliato (+1,3) e un crollo del valore degli sfusi (–19,9%) con una variazione del prezzo/litro di –17,2%.

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