Daniel Rosario, il ritorno dei dazi sul riso da Cambogia e Birmania

Daniel Rosario, portavoce della Commissione europea per l’agricoltura e il commercio, spiega i criteri che hanno motivato la decisione di ripristinare i dazi sul riso importato dai Paesi del Sud-est asiatico. Filmato a Bruxelles il 17 gennaio 2019.

 

La Commissione europea ha ripristinato i dazi sul riso importato da Cambogia e Birmania. Con quale logica?

L’UE è il mercato più aperto del mondo. Per i paesi meno avanzati come Cambogia e Birmania, abbiamo disposizioni speciali che consentono di esportare a dazio zero in Europa qualsiasi tipo di prodotto tranne le armi, in modo da aiutare le popolazioni di quei paesi a uscire dalla povertà. Tuttavia, insieme a queste concessioni abbiamo anche norme che ci consentono di verificare l’impatto di queste importazioni per ogni settore dell’economia europea.

Nel caso del riso, abbiamo ricevuto dalle autorità italiane una richiesta ben documentata sulla base della quale abbiamo aperto un’indagine.

L’indagine ha confermato che in effetti le importazioni di riso indica da Cambogia e Birmania nell’UE si sono verificate a un ritmo mai visto prima, con un aumento enorme che ha impattato negativamente sui produttori del riso europeo.

Ecco perché abbiamo deciso di ripristinare i dazi.

Il settore del riso europeo ha detto queste cose per anni… L’UE non può essere più reattiva?

Abbiamo ricevuto la richiesta dalle autorità italiane nel febbraio 2018, abbiamo aperto la nostra indagine nel marzo 2018 e oggi abbiamo le misure in vigore.

A mio avviso la reazione è stata abbastanza rapida, tenuto conto che queste sono decisioni che non si prendono di punto in bianco. Dobbiamo avere basi solide, ecco perché i tempi lunghi dell’indagine.

I risultati e la successiva decisione vanno poi discusse con tutti i Paesi membri per avere il loro sostegno. Per questo mi sento di dire che in questo caso la Commissione è stata molto reattiva.

Incoraggiamo inoltre i produttori e i governi dell’UE a fare uso degli strumenti che la legislazione europea mette a disposizione per casi come questi, ma l’iniziativa deve partire dai Paesi membri, in questo caso le autorità italiane.