La redditività del pomodoro parte da una filiera unita

Innovazioni agronomiche ma soprattutto di sistema per valorizzare uno dei prodotti più importanti del nostro Made in Italy, il pomodoro.
Questo il focus dell’evento «Il pomodoro da industria tra agricoltura e ambiente» organizzato da Syngenta lo scorso 21 novembre scorso a Piacenza, una delle province italiane a maggior vocazione per questa coltura.
Dopo la presentazione dell’evento da parte di Adriano Politi, Technical & Sustainable Agriculture Expert di Syngenta, Tiberio Rabboni, Presidente OI Pomodoro da industria Nord Italia, ha introdotto i lavori evidenziando l’impegno dell’organizzazione in tema di sostenibilità, a partire dalla misura di 14 parametri ambientali: tra questi l’uso dell’acqua a circuito chiuso per le irrigazioni a goccia, l’applicazione costante della difesa integrata, l’abbattimento delle emissioni di CO2 grazie alle distanze ridotte tra aree di coltivazione e impianti di produzione. «Tale impegno va tradotto in valore commerciale comunicandolo ai consumatori, un mezzo potrebbe essere “Made Green in Italy” regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti, o ancora un QR Code a livello regionale».

Partecipanti alla Tavola Rotonda pomodoro Syngenta
Panoramica dei relatori del convegno «Il pomodoro da industria tra agricoltura e ambiente»

La prima relazione della giornata è stata quella di Gabriele Canali, economista dell’Università di Piacenza che ha parlato di sostenibilità ambientale economica e sociale all’interno della filiera del pomodoro: «inscindibili l’una dall’altra, quella del pomodoro, pur essendo una coltivazione destinata alla produzione industriale, parte da una ruralità familiare di tipo inclusivo».
Emanuele Mazzone, entomologo dell’Università di Piacenza ha descritto la complessità della difesa per il ragnetto rosso, per il quale anche la sola identificazione mette in difficoltà non solo il tecnico di campo ma anche l’entomologo: «essendo una specie non specialista risulta tra le più problematiche e manifesta numerose resistenze alle sostanze attive, resistenze che diminuiscono con l’uso di sinergizzanti che agiscono con differenti meccanismi metabolici».

Problematiche secondo gli addetti ai lavori

Ma è durante la tavola rotonda, moderata da Gabriele Canali, che le problematiche più stringenti della filiera sono emerse, si è parlato di quote, contenimento della produzione per evitare di superare la domanda del mercato, consumi, una situazione di tensione emersa chiaramente dalla discussione. Gianni Brusatassi, presidente di Asipo, ha proposto come “medicina” la definizione di quote produttive per entrambe le parti, così come Fabio Girometta di Cia ha invocato regole più rigide per il comparto.

Agli aspetti economici si sono invece rifatti Filippo Arata, presidente di Ainpo e Giovanni Lambertini, vicepresidente di Confagricoltura Piacenza: il primo ha evidenziato le difficoltà che hanno dovuto affrontare le aziende negli ultimi anni, mentre il secondo ha rimarcato la necessità di riequilibrare la filiera in termini di reddito.

Le difficoltà economiche accomunano però il mondo agricolo e quello industriale – come ha spiegato Bruna Saviotti, coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino del Nord di ANICAV – evidenziando che l’industria conserviera sta soffrendo molto. Secondo Saviotti una soluzione potrebbe essere quella di affidare la comunicazione all’OI, in modo da poter lavorare per invertire la tendenza del calo dei consumi. Puntare ad un miglioramento della produttività è stata invece la proposta di Paolo Voltini, presidente di Consorzio Casalasco.
Marco Crotti, presidente di Coldiretti Piacenza e titolare di un’azienda ha invece ribadito la necessità che <il sistema trovi nuove modalità di esprimersi e di rapportarsi, sia al suo interno, sia verso l’esterno.
Efficace la sintesi dell’assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna Simona Caselli, che ha sottolineato come la programmazione dovrebbe essere effettuata a livello di area mediterranea, lanciando poi l’ipotesi di un marchio distintivo riconosciuto anche dall’Ue per il pomodoro lavorato in produzione integrata e proponendo gruppi di lavoro attivi in questa prospettiva.

Emiliana Carotenuto