BASF inaugura la Breeding Station italiana per le sementi orticole

Alla presenza del presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, del sindaco di Sant’Agata Bolognese, Giuseppe Vicinelli, del responsabile della divisione Italia e head of business management agricultural solutions sud Europa di BASF Alberto Ancora e di Josè Antonio Salinas, country head di Nunhems Italy, BASF vegetable seeds, il 19 febbraio scorso è stato presentato alla stampa il Centro ricerca e sviluppo breeding della divisione agricultural solutions di BASF, situato a Sant’Agata Bolognese, riferimento di eccellenza non solo per la regione che lo ospita, ma per l’intera nazione.
«L’acquisizione del business delle sementi di Bayer avvenuta nell’agosto dello scorso anno – ha dichiarato Alberto Ancora nel suo intervento – si ufficializza oggi con una cerimonia che per noi è molto importante non solo per la presenza delle più alte cariche istituzionali locali, ma soprattutto perché sancisce formalmente l’impegno di BASF verso la ricerca, l’innovazione, la tecnologia, l’utilizzo della piattaforma digitale finalizzate a individuare per l’agricoltura moderna soluzioni sempre più specifiche e sostenibili.

Taglio del nastro della nuova Breeding Station di BASF
Il taglio del nastro. Da sinistra Josè Antonio Salinas, Giuseppe Vicinelli, Stefano Bonaccini e Alberto Ancora

Innovazione hi-tech

Ancora ha ricordato anche il ruolo strategico e fondamentale che l’Emilia Romagna rappresenta per BASF. In regione infatti, compreso il sito produttivo di Pontecchio Marconi, sempre in provincia di Bologna, lavorano oltre 400 dei 1400 dipendenti distribuiti sul territorio nazionale: in pratica quasi un terzo del totale. Presso il Centro di Sant’Agata Bolognese, sede del più importante Centro di ricerca e sviluppo mondiale per le specie orticole, sono impiegate 80 persone. Di queste oltre 40 si occupano di ricerca e sviluppo. All’innovativo laboratorio di fitopatologia si aggiungono i 13 ha di terreno di cui 3 adibiti a serre hi-tech e ben 3000 m² di uffici. L’attività del Centro si focalizza su peperone, carciofo, lattuga, pomodoro fresco e da industria e anguria. Per peperone, lattuga e anguria viene utilizzato un breeding tradizionale, per le due tipologie di pomodoro invece la ricerca è condotta in una serra ad alta tecnologia inaugurata non più tardi di un paio di anni fa. In aggiunta a questo, va ricordato che nella breeding station da alcuni anni viene portata avanti la produzione di seme per specie che vengono vendute in tutto il mondo.

Futuro ambizioso

«Il futuro prevede investimenti molto ambiziosi – ha affermato Josè Antonio Salinas – attualmente sono in fase di esecuzione 6 programmi breeding a cui se ne aggiungono 2 di fitopatologia, mentre per il prossimo biennio ne abbiamo in cantiere un altro paio. Questo comporterà anche un aumento del personale, che nei nostri programmi si potrebbe tradurre in un +15% di collaboratori».
«Analogamente ai temi legati alla ricerca, all’innovazione e alla tecnologia, il capitale umano rappresenta per noi un ulteriore elemento di fondamentale importanza – ha proseguito Alberto Ancora – oggi, con l’acquisizione del Centro di Sant’Agata Bolognese, la totalità dei dipendenti a livello mondiale supera le 4.000 unità, una cifra che esprime pienamente le potenzialità di un Gruppo da sempre impegnato nella ricerca di soluzioni al passo con i tempi, in cui la sfida dell’innovazione nel rispetto della sostenibilità, per quanto difficile, rappresenta lo stimolo più efficace nel percorso di un costante miglioramento».

La serra sperimentale della Breeding Station BASF a Sant'Agata Bolognese (Bologna)
La serra sperimentale della Breeding Station BASF a Sant’Agata Bolognese (Bologna)

Investire in ricerca

Alla ricerca e sviluppo BASF destina mediamente il 10% del fatturato annuo. «Fino a qualche tempo fa questo era ritenuto un costo improduttivo – ha sottolineato il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini – oggi fortunatamente non è più così. Investire in ricerca e sviluppo fa la differenza. Una grande differenza».
L’incontro si è poi protratto con le visite al laboratorio di analisi e alle serre, dove il personale incaricato ha potuto illustrare le varie fasi del lavoro svolto e soprattutto gli obiettivi che sia l’attività di breeding che di fitopatologia stanno perseguendo per quella che può essere definita agricoltura 4.0.

 

Anna Mossini