Concimazione autunnale della vite, cosa sapere

Vigneto in autunno

Tra i fattori produttivi che il viticoltore deve combinare in modo ottimale, quello che dà i risultati più pronti è la concimazione, soprattutto in terreni magri, con vigneti giovani e con importanti obiettivi produttivi.
Nel periodo di formazione della vite, l’apporto di azoto ha la funzione di stimolare lo sviluppo sia della chioma sia dell’apparato radicale, mentre nel periodo adulto, quando la vite è in piena fruttificazione, l’azoto permette di mantenere un ottimale potenziale vegeto-produttivo, da cui dipendono la continuità della fruttificazione e la longevità economica del vigneto.

Dosi di concimazione

L’apporto annuale di azoto, sotto forma organica o minerale, è di norma sempre necessario in dosi medie che possono variare da 40 a 90 unità/ha in funzione dell’età, degli obiettivi produttivi, della vigoria e delle condizioni pedoclimatiche della zona.
Il potassio, altro elemento fondamentale, richiede l’apporto di almeno 60-80 unità/ha/anno e in caso di evidente carenza, anziché intervenire una sola volta con dosi molto elevate, conviene apportare per alcuni anni quantità relativamente abbondanti, traducibili in 5-6 q/ha di solfato potassico o di cloruro di potassio.
L’apporto di fosforo può essere soddisfatto in gran parte (una volta accertata la necessità con una buona analisi del terreno) con la distribuzione di elevate dosi di concimi fosfatici in fase di preparazione all’impianto del nuovo vigneto. In presenza di disseccamento del rachide conviene normalmente ridurre o sospendere l’apporto di potassio e aumentare quello di magnesio, soprattutto a fine primavera e inizio estate alle foglie, con concimi facilmente solubili quali il solfato di magnesio, in ogni caso prima dell’invaiatura.
Nel caso di carenza di ferro, denunciata dalla clorosi fogliare (ingiallimento), è efficace in primavera la somministrazione di chelati o di sequestreni di ferro, soprattutto al terreno e in parte alle foglie.

Azoto in autunno, perché è importante

Per l’azoto è di regola preferibile l’apporto primaverile, ma recenti sperimentazioni condotte soprattutto dal Crea-Ve di Conegliano Veneto, volte a ricreare maggiori sostanze di riserva all’interno della pianta per permetterle di resistere meglio ai rigori invernali e germogliare con regolarità nella primavera successiva, hanno dimostrato l’utilità di apportare azoto anche in autunno, in ragione di 30-40 unità/ha in funzione della produttività dei vigneti, della natura dei terreni e delle modalità di gestione del suolo.
Verso la fine dell’inverno, o meglio appena dopo il germogliamento, quindi anche con le prime indicazioni relative alla potenziale produttività del vigneto, si prosegue somministrando il 50-60% della dose annua di azoto sotto forma ammoniacale, nitrica o ureica.
Una dose moderata di azoto potrà eventualmente essere fornita a fine primavera, prima o dopo la fioritura, in rapporto all’andamento stagionale e allo stato di salute del vigneto.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 34/2018 a pag. 61
Concimazione autunnale della vite, cosa sapere
di E. Corazzina
L’articolo completo è disponibile anche sulla Rivista Digitale