Riorganizzare il sistema foraggero della stalla per ottenere più rese ed energia

Ogni realtà zootecnica ha le proprie caratteristiche, ovvero terreni con diverse estensioni, livelli di fertilità e vocazioni colturali, animali con differenti potenziali genetici, strutture più o meno adeguate, maggiori o minori capacità organizzative, gestionali e di forza lavoro.

La raccolta delle colture foraggere allo stadio ottimale, abbinata a un metodo di conservazione efficiente, è invece un fattore indispensabile che deve accomunare tutte le situazioni, così come l’organizzazione del sistema foraggero per produrre alimenti da utilizzare in stalla.

In un’azienda della Pianura Padana piemontese, a partire dal 2016, si è iniziato ad esempio un percorso di riorganizzazione del sistema foraggero nell’ottica di valorizzare il binomio «stalla-campagna».

Nell’azienda in esame, le colture che costituiscono il sistema foraggero sono state sostanzialmente le medesime prima e dopo la riorganizzazione. Anche la superficie agricola aziendale non è variata in 10 anni. La cosa che è cambiata è l’estensione della superficie investita per ciascuna coltura, la loro destinazione finale, il momento di raccolta e il metodo di conservazione adottato.

I principali cambiamenti hanno visto la superficie a mais diminuire leggermente (-6%), soprattutto per quanto riguarda la produzione di granella in eccesso rispetto ai fabbisogni. Sono aumentati gli ettari investiti a erba medica (+10%), mentre i cereali vernini (da granella o da trinciato) sono stati sostituiti quasi del tutto dal loglio italico insilato.

La superficie a prati permanenti è rimasta pressoché invariata. Per quanto riguarda la destinazione delle colture, il pastone integrale di spiga ha sostituito il trinciato di pianta intera, mentre l’erba medica e i prati, prima conservati quasi esclusivamente come fieno, sono stati raccolti a stadi molto precoci (a partire dalla metà di aprile e poi ogni 25 giorni per un totale di 7 tagli annuali) e conservati mediante insilamento come semi-secchi (tenore s.s. dal 35 al 50%).

Anche il loglio italico è stato raccolto a stadi molto precoci (seconda decade di aprile), consentendo così la semina del mais destinato a pastone in un’epoca (fine aprile) che permette ancora di ottenere le massime produzioni per ettaro.

Un ulteriore vantaggio di questo sistema è stata la possibilità di effettuare ad aprile il primo taglio del medicaio al quarto anno di impianto e quindi seminare su questi terreni il mais da pastone, con tutti i vantaggi produttivi (+10-15%) ottenibili dal mais in successione stretta all’erba medica.

Con la nuova organizzazione del sistema foraggero le rese in termini di sostanza secca per unità di superficie coltivata sono passate da 16,5 a 17,0 t/ha, mentre la produzione di proteina ed energia metabolizzabile sono cresciute da 1,42 a 1,93 t/ha e da 158 a 167 GJ/ha, rispettivamente.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 3/2022
Come coltivare latte sui terreni aziendali
di E. Tabacco, F. Ferrero, S. Pasinato, G. Rolando, G. Borreani, L. Comino, A. Revello Chion, L. Bertola, D. Giaccone
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