MaxiMaize: il parere degli agricoltori Ivan Furlanetto e Simone Sebastiano

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Ivan Furlanetto
Ivan Furlanetto, direttore dell’azienda Sant’Ilario a Mira (Venezia)

«Per noi produrre trinciato di mais con elevato contenuto di amido è ancora più importante della resa per ettaro; il nostro obiettivo infatti è quello di massimizzare la produzione di biogas dei nostri digestori».

A raccontarci la sua esperienza con MaxiMaize è Ivan Furlanetto, direttore dell’azienda Sant’Ilario a Mira (Venezia): circa 1.400 ettari a seminativi dove il mais è da sempre protagonista. «Quest’anno abbiamo deciso, assieme al tecnico Syngenta, di mettere in prova su circa 45 ettari due combinazioni MaxiMaize, SY703M e SY714M, in due areali molto differenti – spiega Furlanetto – la prima in quello più disforme e la seconda in quello più fertile. Nonostante la semina un po’ tardiva, il 20 maggio, oggi lo sviluppo dei MaxiMaize è lo stesso di un ibrido convenzionale seminato 20 giorni prima. In particolare, nella zona dove il terreno è un medio impasto tendente allo sciolto la combinazione MaxiMaize mi ha colpito per la vigorosità e la grande fogliosità, che indica un’elevata capacità di sfruttare la luce. Per la raccolta ci sarà da attendere fino alla prima decade di settembre, ma i presupposti per un ottimo risultato, soprattutto in amido, ci sono tutti».

Simone Sebastiano
Simone Sebastiano, tecnico agronomo dell’azienda agricola Maccarese Spa a Fiumicino (Roma)

«All’inizio ero un po’ titubante, ma dopo aver visto il vigore dell’emergenza e l’omogeneità delle piante mi sono ricreduto». A commentare così lo sviluppo del MaxiMaize nei propri campi è Simone Sebastiano, tecnico agronomo dell’azienda agricola più grande d’Italia, la Maccarese Spa, che vanta 3.200 ettari a Fiumicino (Roma), di cui quasi 1.000 seminati a mais.

Resa e qualità dei trinciati di mais in questa azienda sono fattori fondamentali, visto che servono per una mandria di 3.600 vacche da latte. La stalla produce infatti 55.000 L di latte al giorno, soddisfacendo il 10% circa del consumo giornaliero dei romani.

«Abbiamo messo alla prova la combinazione SY703M (130 giorni) su circa 30 ettari di terreno fertirrigato con manichetta, ma decisamente disforme – spiega Sebastiano – e ormai siamo vicinissimi alla raccolta. La combinazione MaxiMaize, rispetto agli altri ibridi di mais convenzionali seminati nello stesso appezzamento e gestiti con gli stessi input, ha mantenuto uno stay green più marcato. Inoltre, le piante hanno spighe molto ben fecondate e ricche di granella, un valore aggiunto importante per noi che, oltre alla massa, cerchiamo di fornire più amido possibile per le stalle aziendali».