Olive da mensa: fertilizzare con equilibrio

Se il mercato dell’olio extravergine di oliva richiede un prodotto di qualità sempre superiore, le olive da mensa non fanno eccezione, anzi. Anche per questa categoria di prodotto la nutrizione razionale e ragionata è infatti una strategia agronomica di importanza fondamentale: «Per ottenere un prodotto di qualità elevata, come richiesto dal mercato, è fondamentale approntare un piano di fertilizzazione che sia equilibrato e dia la stessa priorità alla resa e alla qualità del prodotto finale, obiettivo raggiungibile solo se si utilizzano fertilizzanti di elevata efficienza».

Parola di Salvatore D’Angelo, agronomo che da diversi anni opera nell’area occidentale della Sicilia, tra gli oliveti delle province di Trapani, Agrigento e Palermo.

Salvatore D'Angelo
Salvatore D’Angelo

La fertilizzazione delle olive da mensa, così come quelle da olio, è una tecnica tutt’altro che banale: se è vero che in questa coltura le carenze di azoto causano una minore attività di crescita, anomalie fiorali, produzioni più scarse e alternanti, è altrettanto vero che gli eccessi determinano diversi problemi: «Per la mia esperienza – sottolinea D’Angelo – un errore tipico nella coltivazione dell’oliva da mensa è proprio l’eccesso di fertilizzanti azotati, che va a creare eccessiva vigoria nella pianta, scarsa omogeneità nella vegetazione e la rende più vulnerabile ad alcune fitopatie come l’occhio di pavone (o cicloconio), malattia fungina causata dall’agente Fusicladium oleagineum (sinonimo di Spilocaea oleaginea) che provoca le tipiche lesioni fogliari e può arrivare a causare estese defogliazioni».

Per evitare questo rischio e ottenere gli effetti desiderati il ruolo dell’agronomo è proprio quello di guidare l’olivicoltore verso un apporto della concimazione, e quindi anche dell’azoto nell’oliveto, basato sulle necessità reali della pianta, che si ottengono con il calcolo delle asportazioni e con analisi fogliari periodiche».

I vantaggi dei fertilizzanti evoluti

Senza entrare nel dettaglio delle varie fasi della fertilizzazione dell’olivo, D’Angelo sottolinea come, anche per l’olivo, i fertilizzanti con formulazioni più evolute, come quelli caratterizzati dalla presenza di azoto stabilizzato, possono essere molto utili: «Questa tipologia di fertilizzanti offre sicuramente una serie di vantaggi: disporre di azoto che non viene dilavato in tarda primavera, ad esempio, è molto importante nelle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola, presenti in diverse aree della Sicilia. Inoltre hanno il vantaggio di poter essere distribuiti per interramento come concimazione di produzione a fine inverno in un’unica soluzione, evitando i 2-3 interventi dei concimi ternari classici».

Altro aspetto importante è quello di prediligere fertilizzanti che contengano potassio esclusivamente da solfato, che oltre ad apportare zolfo, elemento fondamentale per il metabolismo della pianta, contribuiscono a mantenere bassa la salinità del terreno che è favorita dall’ambiente tipicamente arido dell’olivo.

«Questi ragionamenti – aggiunge D’Angelo – valgono anche per l’olio: l’equilibrio azotato, ad esempio, è importantissimo perché le olive da olio, se vengono “spinte” troppo, producono un olio di qualità più bassa, con scarsa serbevolezza.

Il mio consiglio è sempre quello di prediligere fertilizzanti di elevata qualità sia per la distribuzione granulare sia per la fertirrigazione. Per quest’ultima ritengo che sia particolarmente importante la purezza, ma soprattutto la solubilità del concime».

«Inoltre, credo sia assolutamente inutile risparmiare sulla qualità dei fertilizzanti – conclude D’Angelo – perché poi non si viene ripagati in termini di produzione dalle piante».

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 22/2020
Olive da mensa: fertilizzare con equilibrio
di L. Andreotti
L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale