La ricetta «giusta» per produrre bene mais da granella

Azienda Serafini

«Nella mia azienda il mais da granella è ancora una coltura da reddito, nel 2019 ne ho coltivati circa 60 ha e l’intenzione per le prossime semine è di aumentare ancora l’investimento».
In anni in cui la disaffezione verso questa coltura sembra essere predominante in Pianura Padana, le parole di Mario Serafini, maiscoltore a Cavarzere (Venezia) sono in decisa controtendenza: «se si lavora bene dall’inizio, a partire dalle lavorazioni del terreno, passando per la fertilizzazione e l’irrigazione, i risultati arrivano».

Mario Serafini

Nei campi di Serafini non ci sono segreti, ma strategie studiate a tavolino, che prevedono la scelta dell’ibrido più adatto al suo areale e un’attenzione particolare alla nutrizione, che nel mais gioca un ruolo fondamentale.

Anche per questa agrotecnica non parliamo di una ricetta «magica», ma di un piano di concimazione che prevede una concimazione minerale con l’azoto stabilizzato protagonista: «In pre aratura distribuiamo cloruro di potassio a una dose di circa 2,5 q/ha, poi alla semina un fosfato biammonico (NP 18-46) a 2 q/ha e in copertura, normalmente allo stadio di 6-9 foglie, distribuiamo un fertilizzante con azoto (46%) stabilizzato che ritengo sia la strategia principale, nella mia azienda, per raggiungere i risultati produttivi».

Produzione 2019 con punte di 180 q/ha

I numeri della resa 2019 testimoniano l’efficacia della scelta: «con un classe Fao 600 nel 2019 la media produttiva di granella è stata di 151 q/ha al 14% di umidità, ma ho avuto punte produttive di 180 q/ha e dal punto di vista della sanità – aggiunge Serafini – non ho avuto nessun problema.

Da me l’annata “giusta”, quella che procede senza particolari problemi, significa produrre una media di 160-170 q/ha, ma molto dipende dall’andamento meteorologico, le piogge sono sempre più imprevedibili e capita spesso che facciano più danni che altro».

Anche per questo motivo, oltre alla nutrizione, Serafini cura con molta attenzione anche tutte le altre pratiche agronomiche: «facciamo dalle 2 alle 3 irrigazioni con rotolone in base all’andamento dell’annata, con 30 + 50 mm nel primo caso o 30 + 30 + 30 mm nel secondo. Dalla mia esperienza ho notato che i concimi con azoto stabilizzato funzionano molto bene con questa strategia irrigua, è come se l’acqua potenziasse ulteriormente il loro effetto».

Serafini utilizza costantemente i fertilizzanti con azoto stabilizzato su mais da circa 8 anni, ma la prima esperienza risale a diversi anni fa: «ricordo che ho conosciuto questa tipologia di prodotti perché avevo aderito a una Misura 2078 del Psr della Regione Veneto (la Misura prevedeva dei precisi impegni agroambientali sulla tutela delle acque dai nutrienti azotati) e mi sono reso conto che la differenza di efficacia sulla coltura rispetto all’azoto convenzionale era consistente, per cui non sono più tornato indietro».

L’osservazione di Serafini è confermata anche da diverse sperimentazioni e ricerche: l’azoto stabilizzato ha il vantaggio di essere disponibile fino alla fase di fecondazione nel mais, quando la richiesta dell’elemento è massima, quindi nella fase più critica per determinare elevate produzioni.

È un vantaggio anche in termini ambientali perché si limitano le perdite per dilavamento e per volatilizzazione.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 6/2020
La ricetta «giusta» per produrre bene mais da granella
Di L. Andreotti
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