Nuove tecnologie al servizio della concia biologica

Intervista a Cesare Accinelli – Università di Bologna.

«Come nel convenzionale, anche nel biologico è richiesto un trattamento al seme in grado di assicurare rapido e uniforme attecchimento della coltura. Il tutto mediante tecnologie o approcci che siano di basso costo, efficaci e soprattutto consistenti in termini di ripetibilità dei risultati nel tempo e nei differenti contesti agronomici».

Secondo Cesare Accinelli, professore associato del Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna, sono questi gli accorgimenti tecnici più importanti per assicurare l’efficacia della concia della semente, tenendo presente che «l’attuale normativa italiana e le sue modalità di applicazione (meccanismo delle deroghe) non aiuta gli investimenti nel settore e anche la ricerca di base ne viene a soffrire». Insomma, nonostante le superfici seminate a cereali bio siano in crescita costante (306.000 ettari nel 2017), è difficile proporre nuove soluzioni «biologiche» in un contesto così poco chiaro.

«Noi stiamo lavorando su innovazioni che propongano qualcosa di veramente biologico – ha continuato Accinelli – ovvero un formulato per quello che nel trattamento al seme si chiama film coating (una sottile pellicola che avvolge il seme) con componenti ottenuti da fonti rinnovabili ed escludendo in toto molecole di sintesi. Lo sviluppo di tecnologie per il biologico deve escludere in partenza qualunque rischio di questo genere, altrimenti si ritorna al concetto del biologico con “deroghe”. Presso il nostro Dipartimento, oltre al formulato bio stiamo testando su mais dei metaboliti microbici adatti al film coating. L’impiego di metaboliti, anziché microrganismi, risolve il problema della shelf life del prodotto finale, ovvero la mancata o diminuita efficacia del prodotto a causa di ridotta vitalità dei microrganismi applicati che notoriamente è un problema non trascurabile in queste applicazioni. Prodotti con breve shelf life rendono infatti complicate la gestione di scorte sia di prodotto sia di semente trattata e quindi complicano la logistica commerciale».

Una tematica decisamente «calda» riguardante la concia tradizionale delle sementi (in particolare il film coating) è il rischio di dispersione delle polveri e conseguenti fenomeni di moria di api e altri pronubi: «il dibattito su questo tema è reso complicato dalla quasi totale assenza di dati scientifici su questo fenomeno. Le poche ricerche a disposizione riportano che frazioni di pellicola (parti per mille) si possono distaccare durante le fasi di trasporto e semina e disperdersi nell’ambiente, ma che queste quote sono molto variabili e dipendono molto dalla tipologia e qualità del trattamento eseguito.

Quello che stiamo facendo – ha aggiunto Accinelli – include questo aspetto: sviluppare una tecnologia di film coating che sia in grado di veicolare sostanze attive (microrganismi, metaboliti microbici o molecole di sintesi nel convenzionale), con trascurabile rilascio di polveri».

 

Articolo di L. Andreotti pubblicato su L’Informatore Agrario n. 35/2019