Grano tenero, la concia del seme migliora la redditività

grano tenero

Il mercato del frumento tenero non sta premiando gli agricoltori, con le quotazioni che, dopo una breve parentesi positiva a cavallo tra il 2018 e il 2019, sono tornate a livelli estremamente bassi.

Al fine di mettersi al riparo da situazioni di criticità, soprattutto relativamente alla volatilità dei prezzi, gli agricoltori scelgono di contenere i costi di produzione; il primo elemento che generalmente viene messo in discussione è proprio la concia della semente, dal momento che l’imprenditore nutre la speranza di non essere vittima di attacchi fungini.

La concia, infatti, rappresenta un trattamento preventivo che in alcuni casi viene omesso, dal momento che non è sicuro che un determinato attacco si verificherà. Si tratta di una scelta che, tuttavia, ha degli effetti non solo sotto il profilo dei costi, ma anche sotto quello dei ricavi, dal momento che potrebbe venir compromessa la resa.

Valutazione della convenienza della concia

Per capire se l’utilizzo della concia è conveniente o meno è necessario ricorrere al conto colturale (tabella), che permette di avere un esatto inquadramento dei costi e dei ricavi connessi alla coltivazione del frumento tenero. Per il calcolo si è presa in esame la pianura asciutta del Nord Italia.

Si tratta di un’analisi che non ha la pretesa di essere rappresentativa per tutti gli areali dove si coltiva frumento in Italia, ma che presenta un punto di partenza per un’analisi più dettagliata che ogni agricoltore può adattare alla propria realtà agricola.

Tabella – Conto colturale del frumento tenero

Ricavi
Resa (t/ha) 7,0
Prezzo (euro/t) 203,2
Ricavi totali (euro/ha) 1.422,7
Costi (euro/ha)
Ripuntatura 105,0
Estirpatura 55,0
Erpicatura 65,0
Concimazione di fondo 185,0
Semina 198,0
Concia 19,5
Trattamenti fitosanitari 85,5
Diserbo 63,0
Concimazione di copertura (n. 2) 199,6
Raccolta 154,0
Trasporto al centro di raccolta 42,0
Costi totali 1.171,6
Reddito (euro/ha)
Reddito lordo 251,1

Il costo della concia incide meno del 2% rispetto ai costi totali necessari per la coltivazione del frumento tenero e circa l’8% del reddito lordo. Si tratta di un’incidenza estremamente contenuta rispetto ai vantaggi che questa tecnica offre; in particolare, i risultati derivanti dalle ricerche condotte da Arvalis, istituto di ricerca francese sui seminativi, sottolineano che l’utilizzo di sementi conciate si riflette positivamente sulla resa, aumentandola mediamente del 10%.

Se si ripete il calcolo del reddito lordo considerando una diminuzione della resa del 10% si nota che la redditività scende a 148 euro/ha; con una riduzione della resa del 20%, la redditività scende a 25,3 euro/ha, registrando una perdita rispetto alla situazione di partenza di 225 euro/ha.

Rinunciare alla concia quindi ha un effetto positivo solo se la riduzione della resa derivante dagli attacchi fungini si attesta entro i 100 kg/ha di prodotto, vale a dire appena l’1,5% della produzione media attesa per ettaro.

Tale eventualità è assai rara considerando soprattutto i rischi connessi al mal del piede, causato da diverse specie di funghi che, insieme o in successione, infettano le radici e la parte basale del culmo nelle prime fasi dello sviluppo della coltura.

Il mantenimento di elevati livelli produttivi rappresenta una prerogativa imprescindibile per non compromettere la redditività della coltura.

Inoltre, oltre all’impatto positivo sulla resa, la concia porta altri vantaggi, come:

  • l’aumento della germinabilità, che consente di ottimizzare la densità di semina;
  • la difesa della coltura fino alla fine della levata (se si scelgono determinati concianti).

Il risultato dimostra che, in questa situazione di mercato, l’agricoltore ha un reddito piuttosto contenuto nella coltivazione del frumento tenero e che la strategia di rinunciare alla concia per contenere i costi, non solo è troppo rischiosa, ma addirittura controproducente.

Per migliorare la propria situazione l’agricoltore può improntare una strategia finalizzata alla stabilizzazione del canale commerciale e al miglioramento della tecnica produttiva, ovviamente tenendo sempre sotto controllo i costi.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 33/2019
Proteggere il seme migliora la redditività del grano tenero
di G. Chiodini, C. Lazzarin
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