FRUTTETO - VIGNETO |
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Il progetto e l'impianto di un piccolo vigneto
familiare di uva da vino |
Scelta la varietà di uva da
coltivare e ordinatala dal vivaista di fiducia, si procede all’impianto a fine
inverno-inizio primavera aprendo delle semplici buche con vanga o zappa. Il progettino
qui illustrato riguarda una superficie inferiore ai 1.000 mq con varietà che si
adattano ai vari tipi di clima e di terreno. Per la forma di allevamento vi
consigliamo la spalliera, con potatura a Guyot o a cordone speronato
Dopo aver identificato la
varietà più adatta e scelto il portinnesto ottimale per il vostro terreno (di
solito 140 Ruggeri, 1103 Paulsen, 110
Ricther, 157-11 per il centro-sud; Kober 5BB, 420A e SO4 per il nord; ai quali
va aggiunto il 41B per i terreni molto calcarei), procedete alla prenotazione
con largo anticipo del materiale vivaistico presso il vivaista o l’agente di
fiducia, garantendovi che il materiale richiesto provenga da moltiplicatori
qualificati e attenti, quindi che le varietà richieste siano state attentamente
controllate in precedenza.
Gran parte delle varietà
citate nella scorsa puntata (a pag. 35) dispongono di una gamma ampia di cloni (1), per cui al momento della prenotazione sarà necessario indicare anche le
sigle dei cloni, preferendo quelli con grappoli più spargoli (cioè non molto
compatti a maturazione) e con ottima potenzialità produttiva. Di solito le
strutture vivaistiche meglio organizzate dispongono di tutte le varietà
segnalate, con relativa gamma clonale. Qualora non riusciate a trovare barbatelle
già innestate, potete mettere a dimora le barbatelle selvatiche, o franche, del
portinnesto più adatto e successivamente innestarvi sopra le gemme della
varietà prescelta; ma il nostro consiglio è di affidarvi, per ovvia comodità, a
materiale già innestato.
L’impianto
Procuratevi le barbatelle e
conservatele in luoghi adatti, freschi e con giusta umidità (va bene anche un
garage non riscaldato, a meno che esse vengano conservate dal vivaista stesso
nella propria cella frigo fino al momento dell’impianto). Da febbraio in
avanti, quando il terreno si presenta umido al punto giusto e con temperatura
accettabile (6-8° C), potete mettere a dimora le giovani viti. Prima di
procedere, stabilite esattamente le distanze d’impianto al fine di tracciare i
filari e di identificare la posizione delle viti lungo la fila.
Dato il numero solitamente
ridotto, potete effettuare l’impianto a mano, avvalendovi di una vanga o di una
zappa per l’apertura di una ampia buca entro la quale collocare la barbatella
con l’apparato radicale di almeno 10-15 cm di lunghezza.
Per i terreni più argillosi,
al nord in particolare, non sarebbe male aprire queste buche già in autunno,
lasciando che il terreno subisca l’azione del gelo invernale per trovarlo ben
preparato al momento dell’impianto a fine inverno o inizio primavera.
Per facilitare
l’attecchimento e il successivo sviluppo vi conviene distribuire attorno alle
radici, mescolandola col terreno, della torba di buona qualità.
Successivamente, provvederete a tenere pulito il terreno dalle infestanti,
manualmente o con mezzi meccanici specifici.
La forma di allevamento: la spalliera potata a Guyot o
a cordone speronato
La scelta del sesto
d’impianto, lungo il filare in particolare, è dettata sia dalla forma di
allevamento che intendete adottare, sia dalle caratteristiche della varietà
prescelta.
Per l’allevamento della vite
a spalliera (indipendentemente dal tipo di potatura a Guyot o a cordone
speronato basso), la forma di allevamento
certamente più indicata per la costituzione del piccolo vigneto
familiare di uva da vino, da collocare di fianco a casa o da allestire ai
margini dell’orto, le distanze lungo la fila variano mediamente da 80-90 cm per
le varietà più deboli (Merlot, Montepulciano, Rondinella, Pinot Grigio,
Garganega, ecc.) poste su portinnesti di medio vigore (per esempio 420A, SO4) a
100-110 cm per quelle più vigorose (Trebbiani, Nebbiolo, Negro Amaro, ecc.)
poste su portinnesti vigorosi (per esempio Kober 5BB e 1103P) (2).
Riguardo
alle distanze tra i filari, dovrete tenere conto del passaggio con trattrici,
con motozappe, con attrezzi per il controllo delle infestanti o del manto
erboso, con macchine per la difesa e con carri per il trasporto dell’uva.
Inoltre, dovrete evitare i rischi di ombreggiamento tra i filari a seguito di
distanze interfilari ridotte e di altezza elevata della chioma delle viti (3).
In ogni caso, adottate
soluzioni che consentono una buona disposizione dell’apparato fogliare e un
buon arieggiamento dei grappoli, con conseguente contenimento di malattie.
Le strutture di sostegno
Le strutture di sostegno per
le viti da impostare a spalliera richiedono robusti pali in cemento-a armato e
precompresso, oppure in legno-b di pino trattato, o in metallo-c zincato (vedi
foto qui a fianco), posti a 4-5 metri lungo la fila e interrati saldamente alla
profondità di almeno 70 cm; alle testate vanno posti ancoraggi resistenti e
profondi e un palo di testata in cemento o in legno di buone dimensioni. I fili
di sostegno in acciaio, in ferro zincato o con protezione in zinco e alluminio,
andranno stesi all’altezza di 70-90 cm da terra quello portante (diametro di 2
mm se in acciaio, o di mm 2,8-3,2 per filo in ferro), e all’altezza
rispettivamente di 110-130 cm da terra e di 150-170 cm da terra per le due
coppie di fili che normalmente completano la struttura di sostegno della
spalliera (fili in ferro zincato con dimensioni di circa 2 mm). I fili
accoppiati posti al di sopra del filo portante è bene che siano mobili, cioè
che si possano sganciare e riagganciare agli appositi accessori applicati sui
pali, al fine di facilitare l’inserimento dei germogli in rapido accrescimento
nel corso della primavera.
In caso di presenza dell’ala
gocciolante per l’irrigazione lungo il filare, potrete stendere un apposito
filo metallico di sostegno della stessa a 40-90 cm da terra (vedi anche la
Guida irrigazione allegata al n. 4/2003).
Per porre in essere la
struttura di sostegno (pali, ancoraggi, fili, tutori) potete affidarvi ai
vostri mezzi o, più convenientemente, alla disponibilità di vicini agricoltori
o di contoterzisti, certamente preparati per lo scopo.
L’allevamento delle giovani viti
Ultimata la corretta messa a
dimora e dopo aver apportato 4-5 litri di acqua per vite in caso di mancanza di
piogge, soprattutto con impianti effettuati a fine inverno-inizio primavera, le
vostre viti cominceranno a germogliare. Se, come consigliato, avete piantato
barbatelle già innestate, potete intervenire quando i germogli raggiungono la
lunghezza di 25-30 cm al fine di selezionarne uno o al massimo due e legarli
con regolarità al tutore che nel frattempo avrete già collocato nella vicinanza
della piantina. Quando il germoglio (o i germogli selezionati) ha raggiunto
l’altezza di 100-120 cm, tagliatelo all’altezza del filo, allo scopo di favorire
una buona lignificazione grazie alla formazione di femminelle, cioè di ricacci
ricchi di foglie giovani, che andranno mantenute sane con trattamenti
antiparassitari a base di rame (per esempio ossicloruro di rame-50 - bio,
irritante o nocivo - alla dose di 300
grammi per 100 litri di acqua) anche tardivi, cioè effettuati in settembre. Il
tralcio sviluppato e lignificato andrà poi potato a 7-10 gemme di lunghezza (in
vicinanza del filo portante).
Nel corso della primavera successiva, a germogliamento
ultimato, interverrete a eliminare tutti i germogli basali (spollonatura - vedi
nel fascicolo de «i Lavori» allegato a questo stesso numero) lasciandone solo
3-5 per ceppo in funzione della vigoria della singola vite. Di conseguenza
potrete raccogliere già alcuni grappoli e, nello stesso tempo, ottenere robusti
tralci che, con la potatura successiva, potranno essere selezionati e stesi sui
fili secondo le caratteristiche della forma di allevamento adottata. Per il
resto, sin dai primi mesi di vita, sarà importante che verifichiate il grado di
sviluppo delle piantine, intervenendo, se necessario, con una corretta
concimazione; inoltre controllate attentamente le erbe infestanti e impostate
le eventuali irrigazioni e la razionale difesa antiparassitaria (vi rimandiamo
al fascicolo de «I Lavori» - rubrica Vigneto), al fine di ottenere un regolare
sviluppo vegeto-produttivo e una perfetta lignificazione dei tralci. Tutto
questo lo vedremo meglio nella prossima puntata dedicata alle cure di
coltivazione.
(1) Clone: selezione
all’interno di una varietà con caratteristiche migliori rispetto alla
popolazione di provenienza.
(2) Per la costituzione di un
pergolato semplice lungo il muro di casa e con i portinnesti indicati nel
testo, converrà mettere a dimora le viti a 60-80 cm di distanza per varietà
dotate di minore vigoria, con portinnesti meno vigorosi, e a 100-120 cm per
varietà più esuberanti, con portinnesti vigorosi.
(3) Per questo tenete
presente il rapporto di 1,0/0,8 tra la distanza tra i filari e l’altezza della
chioma in estate. Per esempio: con una distanza tra i filari di metri 2,20,
potrete disporre di vegetazione fuori terra fino all’altezza di 1,76 metri
senza correre particolari rischi di ombreggiamento.
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