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- 19 novembre 2005
Nel 1945, quando L’Informatore Agrario è stato fondato, l’agricoltura
italiana dava da lavorare quasi al 50% della popolazione attiva ed era la
più importante fonte di reddito per la massima parte del territorio
nazionale. Oggi, nel 2005, il settore agricolo fornisce solo un piccolo
contributo al prodotto interno lordo italiano (meno del 2%) e solo il 4-5%
della popolazione attiva è occupata in agricoltura. Il settore si è quindi
drasticamente ridimensionato per peso economico e politico.
Nel frattempo, però, sono cresciute enormemente le capacità produttive per
ettaro e per addetto e sono mutati gli obiettivi: nel 1945 l’agricoltore era
puro fornitore di alimenti, oggi deve assicurare la salubrità degli alimenti
e dell’ambiente e sempre più deve soddisfare il piacere del mangiare.
Durante i 60 anni della sua vita L’Informatore Agrario è stato al tempo
stesso testimone e protagonista di una straordinaria evoluzione. Testimone
perché attraverso le migliaia di pagine pubblicate si possono leggere le
cronache e le immagini di generazioni di agricoltori, che si sono alternate
nella coltivazione e nell’allevamento per fornire alimenti a una Nazione in
esplosione economica. Protagonista perché tramite le sue pagine migliaia di
tecnici e ricercatori hanno trasmesso il loro sapere per consentire agli
agricoltori di stare al passo con il progresso scientifico.
È con questi due ruoli che L’Informatore Agrario ha accompagnato
l’agricoltura lungo un percorso molto articolato, a volte molto differente
tra le diverse aree del Paese e tra i diversi comparti produttivi.
L’evoluzione non è stata lineare, ma è proceduta a balzi: periodi di grande
sviluppo si sono alternati a fasi di recessione.
Vi sono state grandi innovazioni tecniche, spesso nate proprio nel nostro
Paese, che hanno consentito di aumentare l’efficienza produttiva e di
ridurre i costi di produzione. Abbiamo assistito anche al crescente
confronto con le produzioni agricole di altri Paesi e di altri Continenti
che talvolta hanno determinato improvvise riduzioni di reddito sino a
costringere gli agricoltori ad abbandonare interi comparti produttivi.
Così abbiamo ideato questo numero speciale de L’Informatore Agrario, che
propone alcune riflessioni sul passato della nostra agricoltura e sulle
prospettive che ci riserva il futuro.
Lo Speciale si apre con un commento di Corrado Barberis che,
dall’osservatorio dell’Istituto di sociologia rurale, scruta con
disincantata ironia l’evoluzione del lavoro, della politica, della proprietà
fondiaria, e spiega come la complicazione burocratica della Comunità europea
abbia contrassegnato la storia e il destino dei nostri agricoltori, talvolta
con scelte di ampie vedute economiche, altre con profonde incongruenze.
Esperti di cultura e di scienza che i nostri lettori ben conoscono per
autorevolezza e competenza, e più precisamente Francesco Salamini, Basilio
Borghi, Carlo Fideghelli, Francesco Saccardo, Attilio Scienza, Franco Valfré,
raccontano cinque settori strategici della nostra agricoltura: i grandi
seminativi, la frutticoltura, l’orticoltura, la viticoltura e la zootecnia.
Quindi Giuseppe Pellizzi e Ivan Ponti descrivono l’evoluzione dei mezzi
tecnici fondamentali per il settore: le macchine agricole e i prodotti
fitosanitari.
La nota di carattere economico, affidata a Vittorio Gallerani, non solo si
addentra nell’esame del passato, ma azzarda, con coraggio e con ottimismo,
ipotesi sul futuro.
Il quadro che nel complesso viene dipinto è variegato. Descrive successi
conquistati, accanto a molte aspettative deluse. Sopra a ogni considerazione
emergono, però, la capacità e la tenacia degli agricoltori italiani
nell’adattarsi alle varie situazioni e la flessibilità degli imprenditori,
che si sono prodigati per mantenere la nostra agricoltura sempre ai vertici
mondiali adeguando la produzione a una domanda sempre più esigente.
Oggi il settore agricolo sta attraversando un periodo di transizione che
porterà a ulteriori profonde trasformazioni. Permarrà tuttavia il ruolo
fondamentale dell’agricoltura all’interno della società, cosicché coloro che
crederanno nell’agricoltura potranno ottenere ancora soddisfazioni.
Da parte nostra continueremo anche per il futuro a essere a fianco
dell’agricoltura professionale italiana, con la serietà, la professionalità
e l’indipendenza che ci contraddistinguono, e fedeli alla missione che
Alberto Rizzotti scriveva sul primo numero de L’Informatore Agrario: «Sarà
nostra cura –
si legge – fornire il tecnico, l’agricoltore e il professionista di tutti
quei dati pratici che potranno facilitare lo svolgimento del lavoro e delle
pratiche».
Per meglio svolgere questo nostro compito stiamo realizzando un profonda
revisione del giornale. L’appuntamento è con il primo numero del 2006.
Inizierà così una nuova fase di servizio all’informazione degli agricoltori.
Giovanni Rizzotti
SOMMARIO
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19 novembre 2005
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