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Problema rating per il credito all’impresa
agricola |
I vincoli di accesso al credito posti dall’introduzione dei protocolli
di Basilea 2 devono indurre le imprese agricole a migliorare la propria
capacità di analisi economica e finanziaria del bilancio aziendale.
Il problema degli obblighi introdotti dall’accordo Basilea 2 può essere
visto sia nella prospettiva delle banche, sia con quella delle imprese
agricole. L’accesso al credito da parte di queste ultime è un elemento
cruciale per accelerare i processi di crescita e ristrutturazione
indispensabili per rimanere sul mercato nei prossimi anni. La sostanziale
perdita, da qui al 2013, dei contributi comunitari disaccoppiati rende il
problema ancora più pressante.
L’adozione, da parte degli istituti di credito, di un metodo formalizzato di
attribuzione del rating alle imprese agricole, secondo le logiche previste
da Basilea 2, sta trovando alcune difficoltà operative.
Ricordo che il rating è un giudizio espresso da un soggetto esterno e
indipendente, l’agenzia di rating, sulle capacità di una società di pagare o
meno i propri debiti.
Le difficoltà operative cui ho fatto cenno traggono origine da diverse
motivazioni, tra le quali sembrano avere importanza primaria:
- la generalizzata mancanza di informazioni contabili che descrivano
l’attività svolta dalle imprese stesse;
- l’impreparazione a valutare altre informazioni di carattere
tecnico-economico;
- la difficoltà a valutare il management;
- la mancanza di previsioni circa le decisioni d’investimento.
Lo sforzo per costruire una base informativa delle componenti positive e
negative di reddito è indispensabile. L’adozione di strategie di affidamento
basate sul contenuto patrimoniale genera infatti, nel caso delle imprese
agricole, conseguenze potenzialmente negative a causa dell’evidente (e
peraltro noto) squilibrio tra le rilevanti dimensioni del capitale investito
e i normalmente limitati flussi monetari derivanti dall’attività
caratteristica.
La capacità di servizio del debito nelle imprese agricole e zootecniche va
analizzata, in assenza di informazioni contabili, con riferimento ad alcune
grandezze economiche e tecnico-economiche tipiche, sia su base storica, sia
di tipo prospettico.
Le grandezze economiche sono diverse a seconda che si tratti di impresa con
costi di manodopera espliciti o meno: nelle imprese con salariati questo
costo deve essere considerato, mentre nelle aziende di soli coltivatori
diretti non è opportuno simulare tale voce, in considerazione della
comprimibilità dei redditi da lavoro in tali realtà. La stima degli altri
costi espliciti può essere supportata, parzialmente, dalla dichiarazione Iva
acquisti, ma anche con riferimento all’organizzazione tipica dell’impresa.
Tra i fattori critici di valutazione delle imprese devono essere rimarcati i
costi connessi alla manutenzione, ordinaria e straordinaria, dei beni
strumentali, dei terreni, dei fabbricati, così come le spese generali, in
virtù della loro difficoltosa quantificazione.
Indicatori tecnici essenziali, per comprendere l’efficienza dell’impresa,
sono quelli che consentono corretti confronti tra i dati strutturali e
produttivi, da un lato, e i fattori di produzione dall’altro. La valutazione
della produttività fisica ed economica è infatti necessaria per una piena
valutazione.
Ovviamente il livello d’indebitamento attuale rappresenta un fattore critico
di facile individuazione, che va confrontato con la capacità (su base
previsionale) di produrre flussi futuri positivi.
La vitalità economica nel lungo periodo è fortemente correlata alla capacità
di rinnovare periodicamente gli impianti: ciò significa che va valutata con
particolare attenzione l’età media dei beni strumentali impiegati, così come
le previsioni di rinnovo degli stessi.
Dal punto di vista delle imprese i vincoli, posti dall’introduzione dei
protocolli di Basilea 2 alle banche, possono in realtà diventare
un’opportunità per migliorare la propria capacità d’analisi.
Se la separazione dei flussi finanziari derivanti dall’impresa e quelli
della famiglia sta iniziando ad avvenire, non altrettanto si può dire della
necessità di depurare la dinamica monetaria dalle componenti straordinarie
derivanti da investimenti, disinvestimenti o altre operazioni, la cui
eventuale commistione con i flussi derivanti dalla gestione caratteristica
può condurre a percezioni lontane dalla effettiva situazione aziendale.
Ancora diventa opportuno comprendere che la strada della trasparenza nei
rapporti, fornendo e aggiornando le principali informazioni economiche e
finanziarie, rappresenta un cardine imprescindibile se si vuole evitare che,
come accaduto in passato, la strategia del silenzio porti a conseguenze
inaspettate e sgradevoli.
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