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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
6
 9 - 15 Feb.

  2007
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Attualità POLITICA INTERNAZIONALE

Il futuro energetico visto dai petrolieri

Intervista a Red Cavaney, presidente dell’American petroleum institute

Washington.
Ci avevano informato che Red Cavaney non rilascia interviste. Inutile tentare, quindi. Tuttavia, armati di fiducia, ci abbiamo provato ugualmente e, grazie anche alla fama di serietà de L’Informatore Agrario, abbiamo ottenuto un sì.
Red Cavaney, 64 anni, da dieci è presidente e chief executive officer dell’American petroleum institute. Una posizione di enorme importanza nella più grossa organizzazione mondiale riguardante il petrolio.
Il petrolio fa «girare» il mondo: fa muovere ogni giorno centinaia di milioni di automobili e di macchinari agricoli; tiene in vita molti Stati dell’Unione, come per esempio quello di New York, che ogni anno incassa due miliardi di dollari di tasse tra benzina e diesel; riscalda le case; rende potenti politicamente alcune Nazioni che senza l’oro nero non avrebbero molto da dire.
L’American petroleum institute rappresenta 400 corporazioni collegate in tutti gli aspetti dell’industria stessa. Abbiamo rivolto a Red Cavaney una domanda che è nella mente di molta gente.

Mister Cavaney, quanto durerà il petrolio nel nostro globo?
Nessuno può dirlo con certezza. Comunque nel novembre dell’anno scorso la Cambridge energy research associates affermò che le riserve di petrolio nel globo sono di 3,74 trilioni di barili. La cifra di 1,2 trilioni di barili stimata da altre fonti non è corretta perché non tiene conto delle cosiddette riserve «non convenzionali» come la «cintura del catrame» dell’Orinoco.

Che cosa succederà quando tutte le riserve saranno esaurite?
Molti esperti credono che la produzione di petrolio raggiungerà il suo termine tra molti decenni ma non sarà una fine repentina. Nel futuro il progresso ridurrà di molto la domanda per il petrolio. Le riserve correnti di olio e gas saranno disponibili per le prossime generazioni.

Ritiene inutili, allora, le preoccupazioni che circondano questo importante campo?
È sempre prudente progettare per il futuro, specialmente se si tratta di un campo importante come quello delle scorte di energia. Oggi i consumatori non dovrebbero preoccuparsi delle scorte di oil. La nostra industria guarda molto in avanti per essere certa che i nostri nipoti avranno l’energia necessaria.

Lei sa che alcuni Paesi con larghe riserve di petrolio usano il prezioso prodotto come arma politica. Esistono metodi per riuscire ad allentare la presa?
Il miglior modo per un Paese di ridurre la vulnerabilità nel campo dell’energia è questo: usare la tecnologia moderna per localizzare ed estrarre petrolio e gas; sviluppare fonti di energia alternativa appropriate alla geografia, al clima e alle risorse naturali del Paese e, in ultimo, mettere in atto un programma di risparmio energetico.

Mr. Cavaney, può l’agricoltura giocare un ruolo importante per aiutare, con i suoi prodotti, a usare meno benzina?
Sì, indubbiamente. L’etanolo è il carburante made in Usa, così come la canna da zucchero in Brasile. Le ricerche odierne si avvicinano alla trasformazione in etanolo di fibre cellulosiche da fonti come switch grass, rifiuti agricoli e perfino trucioli di legno. Ora le tecnologie dovranno studiare il metodo per abbassare i costi di produzione.

L’American petroleum institute è interessata a questo campo?
Le nostre compagnie sono in testa per quanto riguarda l’uso di etanolo. Da oltre dieci anni stiamo miscelando etanolo con benzina. La nostra industria appoggiò nel 2005 la richiesta da parte del Governo di miscelare più etanolo con la benzina. L’anno scorso ci fu richiesto di usare 4 miliardi di galloni, in realtà ne usammo 5,4 miliardi.

Il deputato Collin Peterson, presidente della Commissione senatoriale per l’agricoltura, ci ha detto che l’intera produzione di mais degli Stati Uniti convertita in etanolo rimpiazzerebbe soltanto il 15% del consumo di petrolio.
Non sono d’accordo con Peterson. L’Università del Minnesota College of biological sciences parla del 12%. L’etanolo cellulosico aiuterà indubbiamente, ma gli analisti ammettono che potrà diventare un’alternativa «visibile» dopo il 2012. Bisogna ricordare che l’etanolo ricavato dal mais richiede molta energia, mentre frutta poco contenuto di energia per gallone.

Mr. Cavaney, gli Stati Uniti hanno risorse naturali e finanziarie per combattere questa crisi. Ma che cosa accadrà ai Paesi più piccoli che non hanno, per esempio, immensi campi per coltivare mais?Allora è l’energia atomica l’unica via per sopravvivere?
Come lei sa, la mia organizzazione rappresenta compagnie che operano negli Stati Uniti, di conseguenza sono riluttante a commentare le eventuali opzioni per altre Nazioni. In Usa l’energia atomica provvede al 20% della nostra elettricità; per quelle Nazioni che decidono di usarla può certamente essere una valida fonte di energia.

Lei penserà che questa non sia una domanda da porre al capo dell’ industria del petrolio, ma le chiedo lo stesso: che cosa succederà a tutte le compagnie che oggi vivono di petrolio allorché l’oro nero non sarà più con noi?
La nostra industria è stata leader negli investimenti nelle tecnologie per l’energia. Abbiamo reinvestito 98 miliardi di dollari in questo campo. Stando a un rapporto dell’Institute for energy research nell’Università del Texas, gli investimenti nel campo delle tecnologie rappresentano il 75% dei 135 miliardi di dollari spesi da tutte le compagnie statunitensi dal 2001 al 2005. Le nostre compagnie continueranno a diversificare per assicurare una continua e non costosa energia alla società per molti anni a venire.
 

Sommario rivista Benny Manocchia


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