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Le nuove biotecnologie non producono OGM

La Conferenza convocata dalla Commissione europea lo scorso 28 settembre sulle nuove biotecnologie per l’agricoltura ha visto ancora una volta contrapporsi le ragioni di chi vuole fare uso dei progressi della scienze biologiche per rendere più rapido ed efficiente il processo di miglioramento genetico e chi invece si oppone per principio a qualunque cambiamento.
La questione di fondo è se le nuove tecniche di ingegneria genetica debbano essere regolamentate come gli OGM o meno. Il mondo scientifico sostiene che i prodotti ottenuti con queste tecniche non sono da considerare OGM, anche perché indistinguibili da quelli ottenuti con tecniche tradizionali, mentre il fronte ambientalista si oppone compatto. Greenpeace, Via Campesina o i parlamentari europei Verdi sono fermi sul fatto che, siano nuove o vecchie, pur sempre di tecnologie di manipolazione genetica in laboratorio si tratta e quindi vanno regolamentate secondo le norme vigenti, ossia la direttiva 18/2001 che regola le piante OGM.
Molte delle incomprensioni su questo tema, in realtà,  nascono da una insufficiente conoscenza di ciò che il miglioramento genetico è, e dal non voler riconoscere qual è il vero impatto ambientale della produzione degli alimenti e l’esigenza di far uso di tutte le tecnologie più avanzate che ci possono aiutare a diminuire tale impatto.
Ciò colpisce anche alla luce del fatto che invece queste stesse organizzazioni si fanno forti dei pareri autorevoli della comunità scientifica quando questi sono funzionali a sostenere le loro posizioni e i loro interessi (vedi ad esempio tutta la discussione sul cambiamento climatico). 
Ma quello di usare il parere della scienza solo quando questo coincide con le proprie volontà sembra un vizietto comune a molti.


Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 25/2017 a pag. 7 
Miglioramento genetico: le nuove tecnologie contro i pregiudizi
di A. Di Mambro
L’articolo completo è disponibile anche sulla Rivista Digitale





 


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