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Ocm vino: il disastro italiano della promozione
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È notizia di questi giorni che, in termini di export di prodotti vitivinicoli, la Francia è cresciuta nel primo semestre 2017 quasi il doppio in valore rispetto all’Italia, che sta perdendo quote di mercato rispetto a quasi tutti i maggiori produttori di vino al mondo. Le vendite di prodotto italiano, infatti, arrancano sulle principali piazze della domanda mondiale di vino.
Queste sono le prime tangibili e inevitabili conseguenze del disastro, tuttora in corso, relativo ai fondi dedicati alla promozione nei Paesi terzi nell’ambito dell’ocm vino: oltre 100 milioni di euro messi a disposizione annualmente dall’UE, al fine di incentivare le esportazioni. Con le note vicende avvenute nella scorsa annualità, il Mipaaf ha dovuto dirottare quasi un quarto dei fondi dedicati alla promozione verso altre misure del Piano nazionale di sostegno, per evitare, quanto meno, di perderli definitivamente.
Se lo scorso anno le cose sono andate male, per l’annualità 2017-2018 non sta andando meglio: il nuovo decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 28 luglio scorso, quindi ampiamente in ritardo rispetto al dovuto, ma il dato ancora più inquietante è che, a oggi, il decreto non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
La motivazione addotta dal Mipaaf è che il decreto era stato trasmesso alla Corte dei conti per una valutazione. Ora pare che ciò sia avvenuto ma, arrivati a questo punto, l’ipotesi di avviare le attività progettuali dal 1° gennaio 2018 sembra quasi rosea: avremmo così accumulato «solo» 3 mesi di ritardo rispetto ai nostri principali competitor (da sommare, ovviamente, a quelli dell’anno passato).
Alla luce dello sforzo fatto durante lunghi anni dai produttori italiani per accrescere la qualità, sia reale che percepita, e l’attrattività delle produzioni nostrane, siamo di fronte a una situazione a dir poco kafkiana.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 34/2017 a pag. 11
Ocm vino, il disastro della produzione nei Paesi Terzi
di V. Sourin
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