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Il caporalato cambia pelle
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La tragica scomparsa di Paola Clemente, bracciante agricola deceduta il 13 luglio 2015 mentre lavorava nei campi di Andria ha portato alla luce un fenomeno nuovo: il caporalato in versione “moderna”. Non più cioè reclutamento di braccianti agricoli, spesso stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno, avviati al lavoro senza alcun contratto e pagati “in nero” molto meno del dovuto, d’accordo con l’impresa che del loro lavoro era destinataria, ma un sistema apparentemente regolare dove un’agenzia di lavoro interinale assumeva, con regolare contratto di lavoro, soprattutto donne italiane, concordando con loro (facendo leva sullo stato di bisogno) di indicare nelle buste paga circa un terzo delle ore effettivamente lavorate, riducendo di conseguenza compensi e contributi previdenziali all’Inps. La vicenda apre una finestra inquietante sull’evoluzione del caporalato, che probabilmente non è episodica, né limitata alle aree del Mezzogiorno dove il fenomeno è più radicato. Secondo dati Flai-Cgil riferiti al 2015 si stima che in Italia siano 100.000 i lavoratori agricoli in condizioni di sfruttamento e grave vulnerabilità e almeno 400.000 quelli irregolari e potenziali vittime di caporalato. Il danno economico prodotto sarebbe nell’ordine di 3,5 miliardi di euro.
Se vuoi approfondire l'argomento, grazie al servizio Rivista Digitale, leggi l'articolo online a pagina 12 de L'Informatore Agrario n. 8/2017! Clicca qui
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