Dall'editoriale di Angelo Frascarelli pubblicato su L'Informatore Agrario n. 27/2016
«L'isola che non c’è» è il titolo di una canzone di Edoardo Bennato. Non c’è eppure «si continua a cercarla». «L’agricoltura che non c’è» è come l’isola di Bennato: molti continuano ad affermarla, ma non c’è.
Politici e mass media continuano a dire che l’agricoltura va bene, che offre opportunità di reddito, che crea occupazione, che detiene il primato nelle esportazioni.
Ma è veramente così?
Cosa dicono le statistiche Istat ed Eurostat?
La cruda realtà dei numeri
Il valore della produzione agricola italiana è passato da 50 miliardi di euro nel 2005 a 57 miliardi nel 2015 (+14%), mentre nell’UE è cresciuto del 22%.
L’occupazione agricola continua il suo declino dal Dopoguerra. In Italia, l’Istat rilevava 972.000 occupati agricoli nel 2005 che sono scesi a 878.000 nel 2014, con una perdita di circa 100.000 occupati in dieci anni.
Non crescono abbastanza i redditi agricoli. Dal 2005 al 2014 l’indicatore dei redditi agricoli italiani è aumentato del 14%, mentre la media europea è del 40% (fonte: Eurostat). Solo la Spagna fa peggio di noi.
Le potenzialità dell’agricoltura italiana sono enormi, ma i dati citati disegnano una realtà dell’agricoltura molto diversa da quella descritta sui mass media, dove prevale un’immagine di agricoltura «idilliaca», «romantica», da Mulino Bianco.
C'è molto da cambiare
Può essere utile proporre «un’isola che non c’è» e «continuare a cercarla» – come dice Bennato – ma solo se ciò sprona al miglioramento. Se continuiamo a dirci che l’agricoltura italiana va bene, non cambieremo mai. Invece bisogna cambiare molto!
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