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Isabel Bardajė, i Paesi UE e il sostegno alla gestione del rischio in agricoltura
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Isabel Bardajì, vice-direttrice del CEIGRAM (Centro studi e ricerche per la gestione dei rischi agricoli e ambientali di Madrid) parla di assicurazioni agricole e politica agricola europea. La sfida è mantenere regole generali comuni a fronte di rischi che si presentano molto diversi nei territori europei.
L'applicazione degli strumenti di gestione del rischio nell'agricoltura europea è diversificata perché il quadro legislativo UE prevede diverse modalità di sostegno, non solo nella politica agricola comune ma anche con gli aiuti di Stato. Questo permette un quadro flessibile che si adatta alle caratteristiche di ciascun paese membro. I paesi membri in cui il sostegno a strumenti di gestione del rischio agricolo è più rilevante sono tre: Italia, Francia e Spagna. Nel periodo 2007-2013, hanno impiegato circa il 50% della spesa pubblica totale UE dedicata a questo tipo di misure. In questi paesi si utilizzano soprattutto strumenti "ex-ante", in misura minore i fondi di mutualizzazione, ma soprattutto assicurazioni sulle colture, e molto meno strumenti di gestione delle crisi.
Gli strumenti di gestione del rischio saranno sempre più importanti nell'agricoltura europea, perché oggi i rischi sono maggiori. Dal punto di vista climatico, aumentano i fenomeni imprevedibili ed estremi. Dal punto di vista sanitario, le malattie degli animali si propagano con più facilità. Infine, dalla prospettiva del rischio di produzione, le aziende agricole affrontano una volatilità dei prezzi che si ripercuote sui redditi. Questo fa si che i rischi siano più rilevanti e pertanto sarà sempre più necessario ricorrere al sostegno pubblico agli strumenti di gestione del rischio.
Credo che la Pac debba rispondere a questa nuova sfida in modo sempre più importante e inserire sempre di più gli strumenti di gestione del rischio nel suo quadro di sostegno, permettendo anche la coesistenza di diversi modelli nei paesi membri. Questo non dovrebbe implicare una ri-nazionalizzazione, ma la capacità di dare sostegno ad approcci diversi, perché i rischi sono diversi, senza rinunciare a regole del gioco condivise da tutti.
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