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Carne rossa nella bufera

La notizia è «esplosa» sulle prime pagine di giornali e siti web lo scorso 26 ottobre: la carne rossa, e soprattutto quella variamente lavorata, favorisce l’insorgenza del cancro. L’affermazione viene da una fonte autorevole come l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della salute (Oms), che in un corposo rapporto sostiene che consumando 50 grammi di carne lavorata al giorno si aumenta del 18% la possibilità di ammalarsi di tumore, in particolare al colon-retto. Meno pericoloso il consumo di carne rossa fresca, con una dose «rischiosa» che sale a 100 grammi giornalieri.
Commentando la notizia, Assica, l’Associazione degli industriali delle carni e dei salumi, ovviamente parte in causa, ha scritto che «le quantità indicate dallo studio, 100 grammi al giorno per la carne rossa e 50 grammi al giorno per quella trasformata, come condizione per un aumento comunque modesto del rischio, sono molto più alte del consumo tipico del nostro Paese. Gli italiani mangiano in media 2 volte la settimana 100 grammi di carne rossa, e non tutti i giorni, e solo 25 grammi al giorno di carne trasformata. Il dato Iarc è quindi superiore al doppio della media del consumo in Italia».
Un commento equilibrato, confermato nella sostanza anche dagli oncologi italiani.
Tra chi si concentra sui posti di lavoro a rischio e chi parla di riduzione di emissioni inquinanti, argomenti certo importanti ma che poco hanno a che vedere con il problema salute, vale la pena segnalare il commento del Codacons, secondo il quale «le autorità sanitarie del nostro Paese devono imporre l’inserimento di appositi avvisi al pubblico sulle confezioni dei prodotti a rischio, relativi alla potenziale nocività per la salute, esattamente come avviene per le sigarette». Secondo il Codacons le avvertenze vanno messe anche su panini, hot dog e alimenti a base di carne rossa lavorata commercializzati presso fast food, ristoranti ed esercizi vari. Da non credere.

Se vuoi approfondire l'argomento, grazie al servizio Rivista Digitale, leggi l'articolo online a pagina 11 de L'Informatore Agrario n. 40/2015!  Clicca qui

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