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Perché contestiamo l’applicazione dell’Imu ai terreni agricoli, anche su quelli che fino al 2012 pagavano l’Ici? Perché è un’imposta non sostenibile per il settore agricolo e come tale in contrasto con i principi costituzionali previsti dagli articoli 3 e 53 della Costituzione. 

Questa l’opinione rilasciata in esclusiva a L’Informatore Agrario da Dino Scanavino, Presidente della Confederazione italiana agricoltori, secondo il quale l’Imu agricola non è sostenibile perché non tiene conto della condizione economica in cui versa il settore e si pone in modo non perequativo al suo interno. «È vero che si tratta di un’imposta patrimoniale, ma essa non può prescindere da una valutazione equitativa e distributiva del prelievo e tutto ciò può e deve avvenire tenendo conto di quella che è la redditività non solo del singolo terreno, ma dell’area in cui il terreno agricolo insiste. E, quindi, è certamente corretto affermare che la redditività di un terreno non è collegata alla localizzazione del terreno, ossia terreni di montagna, parzialmente montani o di pianura, ma origina, con maggior probabilità, dalla tipologia di attività svolta e dalla metodologia produttiva adottata. Ma di questo al momento non c’è traccia nei provvedimenti che si sono susseguiti nel tempo». 

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