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Vinitaly 2015 ha passato l’«esame», ma deve migliorare nei servizi e nella logistica. Questo, in estrema sintesi, il giudizio sulla 49ª edizione. Le aspettative, è da sottolineare, erano piuttosto elevate visto il confronto ravvicinato con ProWein di Dussendorf, nel 2014 consacrato da numerosi espositori italiani fiera d’affari del vino per eccellenza. In realtà è accaduto che molti operatori, partecipando a entrambe le manifestazioni, hanno rimandato a Verona i contatti commerciali con i produttori italiani. Ecco che Vinitaly si è caratterizzato ancora più fortemente come la vetrina del vino italiano, a dispetto degli sforzi per renderla più internazionale nell’offerta.

I riscontri tra gli espositori sono stati favorevoli. Si è respirato un clima di ottimismo.

La  formula di Vinitaly, mix di operatori e appassionati, fa sempre discutere, ma nel complesso può essere gradita sia a grandi sia a medio-piccole aziende con bassa propensione all’export, ma solo se saranno risolti i punti critici. In particolare: afflusso dei wine lover che bevono e non degustano; viabilità e ingorghi ai parcheggi; servizi, quali bagni, ghiaccio, bicchieri, ecc.; comunicazioni con cellulari, sms e internet.

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