Pervenute domande sproporzionate rispetto alla reale entità dell’export verso la Russia
La Commissione Europea ha comunicato ieri di aver chiuso l'ammasso privato per i formaggi introdotto, per un massimo di 155 mila tonnellate (regolamento Ue pubblicato il 5 settembre), per contrastare i danni subiti dai produttori europei in seguito all'embargo russo, iniziato il 7 agosto scorso. All’origine della decisione l’uso «improprio» dello strumento da parte dei produttori di formaggio.
Le domande finora pervenute ( ndr : a una settimana dalla data di apertura, il 16 settembre), si legge nella comunicazione della Commissione, «mostrano che il regime è stato utilizzato in modo sproporzionato da produttori di formaggio di aree che tradizionalmente non esportano quantità così significative verso la Russia».
Dunque il commissario Dacian Ciolos ha fermato il sistema di aiuti allo stoccaggio privato per i formaggi temendo che arrivassero altre domande dalle stesse aree, che avrebbero potuto superare il quantitativo massimo, come è già avvenuto per gli aiuti all’ortofrutta.
In totale a Bruxelles sono state presentate domande di aiuto per 84.962 tonnellate sul tetto massimo stabilito di 155.000.
Ad avere il maggior peso le richieste dei produttori italiani, che ammontano a 74.254 tonnellate, in cui i formaggi dop e igp, come Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono i più rappresentati. I produttori irlandesi hanno richiesto aiuti per 4.455 t, quelli olandesi per 3.661 t e quelli svedesi per 2.324.
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