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Rispetto alla concimazione tradizionale (due applicazioni: prefioritura e post raccolta), le tesi fertirrigate (10 interventi, con dosi diverse tra loro di azoto e potassio; tabella) hanno permesso di modulare l’apporto di nutrienti in funzione dei fabbisogni della vite e dell’obiettivo enologico voluto, che in questo caso era rappresentato da vini con acidità spiccata, quindi più freschi e di maggior durata.

Con le soluzioni di fertirrigazione si ottiene un aumento della produzione lorda vendibile (plv) al netto dei costi dei concimi. Considerando un prezzo di vendita della bottiglia da 3 a 5 euro, il vigneto concimato al suolo ha una plv che va da 26.417 a 47.800 euro/ha; nelle due soluzioni di fertirrigazione la plv va da 31.460 a 53.400 e da 30.990 a 53.300 euro/ha, rispettivamente. Nelle aziende vitivinicole dotate di impianto di microirrigazione, quindi, la fertirrigazione risulta la scelta più razionale eventualmente integrata alla ripresa vegetativa con una concimazione granulare con concimi NPK a cessione controllata (circa il 30% delle unità fertilizzanti totali).