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Jan Kinst, l'impatto del sostegno UE per il settore vitivinicolo
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Jan Kinst, membro della Corte dei Conti europea, parla dei risultati degli audit svolti dai revisori sul funzionamento delle misure a sostegno di investimenti e promozione per il settore vitivinicolo e del loro impatto sulla competitività delle imprese, non lesinando critiche all'impianto degli aiuti UE.
- La corte dei conti europea ha esaminato l'efficacia delle misure UE a sostegno del settore vitivinicolo. Con quali esiti?
- Nello specifico abbiamo compiuto audit sulla misura a sostegno degli investimenti e su quella per la promozione. Le nostre conclusioni sono che il loro impatto sulla competitività delle imprese vitivinicole è tutto da dimostrare. Per quanto riguarda la misura sugli investimenti, avanziamo dei dubbi che ci sia davvero bisogno di un sostegno parallelo: in Italia e Francia la necessità di trovare una linea di separazione tra il sostegno agli investimenti previsto dai piani di sviluppo rurale e quello previsto dall'OCM vino ha portato a grandi problemi nella partenza dei programmi. Soprattutto in Italia, dove si è accumulato un ritardo di 3 anni.
Per quanto riguarda i finanziamenti alla promozione, siamo molto critici sul fatto che, forse per l'abbondanza di risorse, i fondi siano andati a grandi imprese vitivinicole che possono vantare già da decenni una forte presenza nei mercati dei paesi terzi. Secondo la Corte, queste imprese non hanno bisogno del sostegno pubblico, che finisce per sostituire parte dei costi per la promozione che le aziende in questione già prevedevano prima avere accesso alla misura.
Abbiamo inoltre riscontrato molti problemi nelle procedure di controllo, trovando irregolarità praticamente in tutti i paesi europei sottoposti ad audit e raccomandiamo sia agli Stati che alla Commissione di migliorare l'efficacia dei controlli sui costi sostenuti nell'ambito dei programmi di promozione.
Infine, abbiamo comparato i dati sull'export di vino europeo e abbiamo visto che mettendo a confronto i risultati dei vini coperti dalle misure europee e di quelli che non sono eleggibili, come i vini da tavola, la performance è più o meno la stessa. A dispetto delle misure di sostegno, inoltre, l'UE ha perso quote in alcuni mercati molto importanti. Questo ci fa concludere che forse la crescita del 64% delle esportazioni europee di vino non è da interpretare solo come un risultato del successo delle politiche esaminate, ma che si dovrebbe tenere conto di altri fattori.
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