Mercato di latte e derivati difficile da decifrare

Latte Foto: © ValentynVolkov - iStockphoto.com

Sono tante le variabili che possono orientare in positivo o negativo l’evoluzione dei prezzi di latte e derivati nei prossimi mesi in Europa e, in particolare, nel nostro Paese. Gli analisti più accreditati non si sbilanciano, anche se sembra prevalere un cauto ottimismo. La Commissione europea, ad esempio, ritiene che si verificherà un incremento dei prezzi, per effetto della domanda globale sostenuta e di un rallentamento dell’offerta di materia prima legato alla stagionalità.
Intanto però si deve registrare un incremento delle consegne di latte bovino nell’Unione europea nel suo complesso. Dopo il +2% del 2017, anche il corrente anno registrerà una crescita, seppure inferiore, come prevede la Commissione UE (+1,2%). Tra i Paesi membri dove l’incremento delle consegne è più consistente, c’è proprio l’Italia, che nel corso dei primi 5 mesi del 2018 ha aumentato la produzione di latte del 3,6%.
La maggiore offerta potrebbe destabilizzare il mercato del latte e trascinare giù le quotazioni dei derivati e della materia prima. Pare però che questo non dovrebbe accadere, per tre ragioni: un rallentamento delle consegne nella parte finale dell’anno, una domanda interna favorevole (la Commissione stima un +0,7% di maggiori consumi nel corso dell’intero 2018) e, soprattutto, un aumento delle esportazioni sul mercato mondiale.
Lo scenario internazionale sta cambiando e ci sono delle incognite che potrebbero risultare favorevoli agli operatori dell’Unione europea. La guerra commerciale scatenata dopo l’introduzione dei dazi su acciaio e alluminio da parte dell’Amministrazione americana, ha prodotto delle reazioni a catena che adesso colpiscono le esportazioni di formaggi e di altri derivati del latte da parte degli Stati Uniti verso gli importanti mercati di sbocco di Messico e Cina, i quali hanno risposto introducendo tariffe piuttosto elevate su tali produzioni. Chi sa che questo non si traduca in maggiori opportunità per le produzioni casearie provenienti dall’Europa. C’è, infine, un altro fattore che potrebbe scongiurare il rischio di un disequilibrio del mercato. Si tratta della progressiva diminuzione delle giacenze pubbliche e private di latte scremato in polvere nell’Unione europea. Dalla primavera scorsa, quando gli stock raggiunsero le 380.000 tonnellate, la Commissione ha intensificato le vendite e a luglio le giacenze sono arrivate sotto la soglia di 280.000 tonnellate. Dopo l’estate le operazioni di vendita continueranno, per arrivare a fine anno a 230.000 tonnellate. Così almeno sperano i Servizi comunitari.